Gli abitanti di Cagliari sono 150.679 (80.445 femmine  e 70.234 maschi) . Lo dice l’annuario statistico appena pubblicato dal Comune, riferito al 2022: i residenti risultano essere 1.133 in meno rispetto all’anno precedente. E addirittura 14.726 al di sotto del dato di 20 anni fa: nel 2002 erano 165.405.

L’emorragia è inarrestabile. E succede perché la gente che abita nel capoluogo  emigra (poco) e muore (tanto). I nati in un anno sono stati appena 635, i  decessi 2.397: per ogni cagliaritano venuto alla luce, quattro si sono trasferiti a San Michele (per sempre, in cimitero). Trend inevitabile in una città con un età media di 50,22 anni: 47,99 tra gli uomini e 52,17 tra le donne.   La zona più anziana è il Quartiere europeo: la media qui è 54,2 anni. 

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Sessi che tra loro si incrociano poco. O meglio: quando lo fanno, non vanno a sancire le unioni negli uffici dello Stato civile. Tra coloro che sono in età per cambiare il loro status il 49,68 risulta essere celibe (i maschi) e il 43,33 nubile (le donne). Gli uomini sposati sono il 41,48%, le donne maritate il 37,34%. Il risultato è che, al netto delle convivenze non certificate, i nuclei familiari composti da una sola persona sono il 49,6% del totale, da due il 25,36% e da tre appena il 14,80%. Per la voce “famiglie numerose” ci si deve addentrare nella dimensione dello zero virgola.  

Il quartiere che ha perso più residenti in 12 mesi è Stampace, con una riduzione di 356 in un anno (ma solo uno in rapporto al 2002). Quello che ha patito lo spopolamento maggiore nella serie storica degli ultimi 20 anni è invece Is Mirrionis: se ne sono andati in 2.480. Ma il rione popolare è quello con più nuovi nati: i bimbi tra 0 e 2 anni sono 172 (2.069 in tutta la città). 

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Ad arginare il crollo demografico non contribuiscono più nemmeno gli stranieri: i residenti senza passaporto italiano risultano 9.480, solo 253 in più rispetto all’anno precedente. Ma 271 in meno rispetto al 2019. La metà (il 49,72%) ha casa tra Marina, Villanova e Stampace. Sale l’età media: 38,52 anni. Vent’anni fa era di poco più di 33. La comunità più nutrita è la filippina (1713), seguono gli ucraini (1.034, e la guerra non c’entra, visto che nel 2021 erano 968) e in terza posizione ci sono i rumeni: 782. 

  

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