In Sardegna il 33 per cento di bambini e adolescenti vive in povertà relativa e, inoltre, le diseguaglianze educative aumentano per quelli che crescono nelle periferie urbane di grandi centri come Cagliari.

I dati arrivano dal IX Atlante dell'infanzia a rischio "Le periferie dei bambini" di Save the Children, presentato in anteprima oggi e pubblicato da Treccani.

Si tratta di un viaggio nelle periferie che mette sotto la lente le condizioni in cui crescono i più piccoli e le condizioni di accesso all'istruzione, agli spazi culturali e ricreativi.

Nell'Isola a pesare non sono solo le condizioni economiche delle famiglie ma anche l'ambiente ha un forte impatto sui cittadini di domani. Tra una zona e l'altra, seppure a pochi chilometri di distanza, ci possono essere diverse opportunità di riscatto sociale oppure, al contrario, il rischio di cadere nel circolo della povertà in una sorta di segregazione educativa che "allarga sempre di più la forbice delle disuguaglianze".

In particolare, nel capoluogo sardo si registrano divari definiti "sconcertanti": "I 15-52enni senza diploma di scuola secondaria di primo grado segnano una percentuale prossima allo zero in quartieri come Monreale (0.3%) e Monte Mixi (0,7%), con un divario che cresce progressivamente fino ad arrivare ai dati più alti nei quartieri di San Michele (11,6%) e Cep (11,8%)".

Foto Save the Children
Foto Save the Children
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Ma ampio divario coinvolge le varie zone per il discorso dei "Neet", ossia i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano, sono senza lavoro e sono fuori da circuiti di formazione: "Anche in questo caso le differenze tra aree della città sono significative e vanno dai numeri più bassi di La Vega (4,3%) a zone dove la concentrazione è più alta come Borgo Sant'Elia (18,2%)".

Sulla stessa linea, i dati dei test Invalsi "testimoniano il divario nell'apprendimento scolastico, che secondo i risultati riportati a Cagliari, hanno avuto miglior esito nel comune piuttosto che nelle aree della cintura metropolitana".

Sul fronte delle risorse educative, "i minori che non hanno l'opportunità di navigare su Internet nel Mezzogiorno e nelle Isole si concentrano nei capoluoghi delle grandi aree metropolitane (36,6%), e vivono spesso nelle famiglie con maggiori difficoltà economiche (38,8%), così come, nelle stesse zone, i bambini e adolescenti che non svolgono attività ricreative e culturali raggiungono il 77,1%, un dato che in Sardegna scende molto attestandosi al 58,4%".

Foto Save the Children
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"È assurdo - è il commento di Valerio Neri, direttore generale di Save the Children - che due bambini che vivono a un solo isolato di distanza possano trovarsi a crescere in due universi paralleli. Rimettere i bambini al centro significa andare a vedere realmente dove e come vivono e investire sulla ricchezza dei territori e sulle loro diversità, combattere gli squilibri sociali e le diseguaglianze, valorizzare le tante realtà positive che ogni giorno si impegnano per creare opportunità educative che suppliscono alla mancanza di servizi".

A livello demografico, i bambini e gli adolescenti nel 1987 erano il 23,2% del totale e oggi superano di poco il 16%, a fronte degli over 65 che sono cresciuti dal 12,6% al 21,2%.

94 bambini su 100 di età compresa fra i 3 e i 10 anni "non hanno modo di giocare in strada, solo 1 su 4 trova ospitalità nei cortili, e poco più di 1 su 3 ha la fortuna di avere un parco o un giardino vicino a casa dove poter giocare".

(Unioneonline/s.s.)
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