Non fu il volantino minatorio contro Matteo Salvini a far spostare alla Fiera la manifestazione della Lega a Cagliari.

E’ quanto emerso oggi dalle testimonianze dell’ex questore di Cagliari Luigi D’Angelo e del capo della Digos cittadina Antonio Nicolli nel corso del processo nei confronti di Mauro Aresu, attivista sardo di 37 anni accusato di diffamazione, istigazione a delinquere e minacce nei confronti del leader leghista.

Aresu nel 2017, pochi giorni prima di una visita a Cagliari di Salvini, che doveva partecipare al congresso regionale del Carroccio, evocava per il leader leghista piazzale Loreto.

I due funzionari di Polizia chiamati dal giudice hanno comunque confermato che la Questura era a conoscenza di quel post e che aveva già predisposto un servizio di sicurezza per l’evento, chiedendo anche un rinforzo di 180 uomini perché quel giorno a Cagliari c’era una partita dei rossoblù e una di basket, sempre nei pressi della Fiera.

Inoltre, importante era il dispiegamento a protezione dell’appuntamento politico, anche perché gli antagonisti avevano organizzato una contro-manifestazione. E tra di loro c’era anche Mauro Aresu, già conosciuto dai due funzionari.

L’anno prima c’erano anche stati degli scontri in occasione di una manifestazione dei movimenti antagonisti contro l’apertura di una sede della Lega nel capoluogo sardo.

Quel giorno tuttavia sia la manifestazione della Lega che la contro-manifestazione degli oppositori si erano concluse senza particolari problemi.

Il processo davanti alla giudice Ornano continuerà il prossimo 8 settembre, saranno sentiti alcuni funzionari della Polizia Postale chiamati a chiarire se quel post che fece scattare la denuncia di Salvini sia stato pubblicato materialmente da Aresu, che risulta essere l’amministratore della pagina.

(Unioneonline/L)

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