Risarcimenti e condanne non gli interessano: quello che vuole è «far sapere che cosa è successo alla mia compagna di vita, in modo che non ricapiti più». Carlo Congiu, 65enne di Uta, ricorda bene quel due maggio. Il giorno precedente sua moglie era stata trasportata all'ospedale Santissima Trinità per un'ischemia cerebrale e «una patologia, ancora da accertare, che la porta in stato confusionale». Doveva essere un normale ricovero ma «invece ha lasciato l'ospedale senza che medici e infermieri del reparto di Geriatria se ne accorgessero, ed è stata ritrovata la sera a Elmas, per fortuna viva, con una canula ancora inserita nel braccio». Come è potuto accadere?

IL RACCONTO - Carlo Congiu ha impressi nella mente i ricordi di quelle due giornate. E racconta la sua versione, diversa da quella del nosocomio: «Il lunedì, mentre pranzavamo, mia moglie è svenuta due volte. Io e mio figlio abbiamo telefonato al 118 e l'autoambulanza l'ha trasportata al Santissima Trinità. Il martedì, intorno alle 14 sono andato a farle visita, poi sono rientrato a casa». Intorno alle 17, il figlio di Carlo Congiu riceve una telefonata dall'ospedale, «ma inizialmente non ha risposto perché stava riposando dopo una giornata di lavoro. Il nosocomio aveva anche il mio numero di cellulare, perché non mi hanno telefonato?».

LA SCOMPARSA - Appresa la notizia della scomparsa di sua moglie, l'uomo parte verso l'ospedale e avverte polizia, carabinieri e ambulanza. «Intorno alle 20.45 - aggiunge - mi hanno telefonato i militari: avevano ritrovato mia moglie a Elmas, lungo una strada Provinciale. La segnalazione era partita da un uomo che l'aveva notata girovagare in stato confusionale». Nessuno sa come la donna sia finita a così tanti chilometri da Cagliari: «Lei non ricorda nulla, dice di essere arrivata a Elmas con l'ambulanza, ma probabilmente aveva preso un pullman. Non lo saprò mai». Per Carlo Congiu, «sarebbe potuto succederle di tutto. Per fortuna non si è inoltrata nelle campagne. Vista la sua condizione, doveva essere tenuta sotto controllo, invece dall'ospedale dicono che il personale non è tenuto a vigilare sui pazienti in queste condizioni».

LE ACCUSE - Il mercoledì la donna è stata nuovamente ricoverata al Santissima Trinità per accertamenti e dimessa il giorno dopo. «Questa volta - conclude Congiu - sono rimasto tutta la notte con lei, non potevo fidarmi ancora del personale. Questi episodi capitano sovente e spesso le persone non li segnalano. Credo che parlarne sia giusto in modo che si intervenga sulla prevenzione, magari con sistemi di allarme, come avviene in altri ospedali. Nel frattempo lunedì presenterò in Procura una querela per procedere contro i responsabili».

LA VERSIONE DELL'OSPEDALE - I vertici del reparto ospedaliero smentiscono le accuse: «Si è trattato di un allontanamento volontario, l'ospedale non è un carcere e la paziente, la cui salute - diritto e non obbligo - viene prima di tutto, non voleva restare e ha preso un autobus sbagliato». «Come dimostrato dagli esami medici, la signora non era in stato confusionale, altrimenti sarebbe stata trattenuta contro la sua volontà. Abbiamo rispettato tutte le procedure amministrative e burocratiche. Inoltre abbiamo i tabulati che dimostrano le numerose telefonate fatte al figlio della signora che non ha risposto».

Lorenzo Ena

© Riproduzione riservata