Tanti i tavoli occupati, camerieri che corrono da un coperto all’altro, i profumi delle zuppe di cozze e arselle si fondono con quelli delle spezie dei kebabbari in un mix di odori che sa tanto di suq. L’intreccio della lingua nostrana con quelle europee e orientali compone il quadro colorato del quartiere cagliaritano della Marina. È una vita notturna all’insegna della buona cucina quella del vecchio quartiere dei pescatori, in una serata infrasettimanale come tante altre. Il quartiere storico di Cagliari, diventato la plaza della movida è ormai da decenni al centro di polemiche per schiamazzi, risse, sporcizia e vandalismi.

Passeggiando tra il mix di profumi della cucina tradizionale sarda e di quella orientale, dribblando i tavoli dei ristoranti e gli avventori dei bar di una tranquilla serata infrasettimanale d’ottobre, si scopre una realtà diversa da quella che viene spesso raccontata dai filmati virali di Whatsapp.

Nei giorni feriali, infatti, il quartiere non appare un ricettacolo di violenza e inciviltà, anzi, il dedalo di stradine tra via Napoli, via Barcellona e Via Cavour e via Sardegna sembra accogliente. Un po' meno via Sicilia e la scalinata di Sant’Eulalia, con qualche ombra che si muove in modo poco rassicurante.

I problemi arrivano il venerdì e il sabato notte: “Qui siamo costretti a subire un forte inquinamento acustico e un grosso carico di persone, soprattutto nelle ore piccole delle notti dei fine settimana, con grande disagio per i residenti, che hanno paura. Paura perché ci sono bande di ragazzi che arrivano da tutte le parti e si scatenano in modo incredibile dopo aver abbondantemente bevuto alcolici. La gente qui ha paura anche ad uscire da casa”, spiega Enrico Marras, presidente del Comitato “Rumore No Grazie”, che da anni è impegnato nella battaglia per il risanamento acustico del quartiere e per il ritorno alla normale vivibilità.

Effettivamente in strada il rumore c’è e si sente, tanto da disturbare una semplice conversazione con un tono di voce normale: “Le strade qui sono strette e il rumore si amplifica tanto. Chiediamo solo di riportare a livelli normali il rumore generato dal vociare delle persone che si trattengono a mangiare nei ristoranti e dei gruppi di passanti - prosegue Marras -. Ci sentiamo presi in giro. Nella riunione con tutti i comitati di quartiere cittadini ci hanno promesso nuove misurazioni acustiche. Misure che sono inutili perché esistono già, tanto che è stata presentata dal M5S un’interrogazione la Regione che è obbligata ad intervenire commissariando il Comune di Cagliari. In tanti hanno dovuto vendere casa e andarsene via dal quartiere. Un altro problema è il transito dei mezzi di soccorso, ambulanze e forze di polizia. Questo è inaccettabile”, conclude.

C’è anche la voce di chi lavora. Camerieri e titolari di ristoranti e pizzerie spiegano di aver raccomandato “soprattutto ai clienti che escono fuori dal locale per fumare, di abbassare il tono della voce, ma purtroppo non possiamo impedirglielo” e spesso la reazione di chi ha alzato il gomito non è delle più civili.

“Noi siamo qui per lavorare – spiega Antonello, che chiede l’anonimato – non per fare i poliziotti. E’ vero, i problemi la notte ci sono e sono evidenti, soprattutto d’estate, ma non possiamo farci nulla. Noi chiudiamo quando va via l’ultimo cliente, poi le strade restano in balia dei vandali. E gli episodi di inciviltà e gli schiamazzi danneggiano chiaramente anche l’immagine delle nostre attività commerciali”.

La crisi si sente, molti ristoranti e bar sono chiusi. “I ragazzi piuttosto che entrare in birreria e trattenersi preferiscono comprare alcol a basso prezzo nelle rivendite automatiche o nei negozietti che rischiano pesanti sanzioni e bere per strada. Questo – spiega un altro cameriere – danneggia non poco anche i locali perché spesso ci troviamo improvvisamente in mezzo ad una rissa o ad una lite. E i clienti scappano”, dice allargando le braccia.

Difficile (forse impossibile) conciliare le legittime esigenze di riposo e di quiete dei residenti con quelle turistiche e commerciali, soprattutto in un quartiere con strade strette e con popolazione residente prevalentemente anziana. Ma forse per iniziare basterebbe solo “un minimo di buona educazione e senso civico” per risolvere il problema e convivere in serenità.

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