Edward Lloyd era molto più che un barista. Gallese d'origine, dispensatore di caffè, appassionato di affari marittimi. La sua Coffee House nel cuore della Londra costiera non era semplicemente un pub. Al numero 16 di Lombard street, nel quartiere tutto navi e porti, si sfornavano cornetti ma soprattutto si scambiavano le informazioni più riservate sul mondo del mare. I commercianti marittimi, erano gli ultimi anni del 1600, avevano pochi uffici e poche news. Per sapere cosa accadeva nella sterminata distesa azzurra che circondava il Regno Unito e non solo dovevano obbligatoriamente rivolgersi a Mister Lloyd, crocevia di ogni spiffero dell'Oceano. La febbre del sapere convinse il quarantenne Edward a pubblicare tre volte a settimana un articolo intitolato Lloyd's News, un foglio stampato su tutte le notizie che aveva sentito. Da allora la storia del mare, quella pubblica e quella segreta, carichi riservati e navi in vendita o da acquistare passano attraverso quello che divenne il Lloyd's Register of Shipping.

L'annuncio dei Lloyd's

Trecento anni dopo è ancora quell'organizzazione a svelare i segreti del mare, quelli che nemmeno gli 007 di Stato riescono ad intercettare. La notizia è battuta alla vigilia dell'agosto post lockdown. A fine luglio l'Algerian Naval Force, la marina militare dell'Algeria ha dato mandato alla Lloyd's Register di assicurare e certificare l'acquisto di una nave ultramoderna, da guerra vera, ordinata direttamente al cantiere navale di Stato della Cina a Hudong-Zhonghua. Non ci sarebbe niente di strano nella notizia che la diciassettesima forza militare del mondo, la seconda tra i paesi arabi, decide di comprarsi una nuova nave da guerra. Dietro questa operazione, però, si cela una gigantesca guerra fredda senza precedenti tra l'Algeria e l'Italia. I dirimpettai della Sardegna sull'altra sponda del Mediterraneo hanno fatto un passo che appare agli occhi di qualsiasi analista militare azzardato e inedito nello scacchiere del Mediterraneo. Un avvertimento che suona come un vero e proprio preavviso di scontro aperto sul mare davanti alla Sardegna. I risvolti reali di questo dispaccio internazionale sono da consiglio di guerra. La notizia che doveva, probabilmente, restare coperta è scritta a chiare lettere nel secondo capoverso della comunicazione del sistema Lloyd: la nave militare è progettata per operazioni tra cui pattugliamento, scorta e protezione degli interessi marittimi all'interno della zona economica esclusiva della nazione. Sì, zona economica esclusiva, quella che contempla, secondo gli algerini, tutto il tratto di costa prospiciente la Sardegna. Una nave militare, non per bloccare il flusso di migranti in partenza dalle spiagge di Annaba verso le dune di Porto Pino, le riserve militari di Teulada o le insenature dell'Isola di Sant'Antioco, ma con il chiaro intento di presidiare le acque occupate dall'Algeria con l'imposizione della zona economica esclusiva proprio davanti alla costa sarda. La notizia è una vera e propria dichiarazione di guerra. Le agenzie internazionali, specializzate in affari di guerra, l'annunciano in pompa magna, a partire dai siti africani che ribadiscono il concetto: protezione della zona economica esclusiva della nazione. Tacciono tutti, in Italia e in Sardegna, tutti tranne il sito per eccellenza legato agli affari militari italiani.

La corvetta d'Algeri

È "AnalisiDifesa" a tracciare il confine tra le suggestioni allarmistiche e la realtà dei fatti. Gli analisti specializzati nella materia militare internazionale lo scrivono a chiare lettere e aggiungono l'addendum sardo: «La nuova corvetta per la Marina Algerina è progettata per le missioni di pattugliamento, scorta e di protezione all'interno della Zona economica esclusiva che Algeri ha da poco esteso fino a lambire le coste sarde». Gli algerini, dunque, hanno comprato una nave da guerra per pattugliare le coste sarde, o meglio, quelle che considerano proprie. Non migranti da fermare ma confini da difendere, a suon di navi da guerra, in mare aperto a due passi da Carloforte e Bosa. Le caratteristiche della nave algerina sono dichiarate nello stesso documento di Lloyd register: nave con eliporto, equipaggio di 78 persone, 3.500 miglia nautiche di autonomia, velocità superiori ai 27 nodi. Consegna prevista nel 2022. La notizia sottotraccia della nave da guerra da schierare a ridosso delle coste sarde irrompe in uno scenario tesissimo con l'Algeria che ha messo in campo una strategia della tensione senza precedenti. Il governo italiano continua a sottovalutare. La realtà, però, racconta un'altra storia. Gli sbarchi degli "harraga", i migranti algerini che bruciano i confini, sulle coste del Sulcis, se prima potevano essere considerati episodi ordinari ora assumono una nuova chiave di lettura nello scacchiere europeo, italiano e sardo. La rotta tra Annaba e il Sulcis è di fatto quella meno sotto controllo.

La rotta dell'Isis

L'ormai consolidata riorganizzazione dell'Isis nell'immenso Stato algerino, il decimo al mondo per estensione, infiniti deserti, protesi dalla costa all'entroterra africano, rischia di appropriarsi del più pericoloso corridoio dal nord Africa verso l'Europa, passando dalla Sardegna, la Corsica e la Francia. Del resto i terroristi eredi di Bin Laden lo sanno bene. Khaled Babouri, classe 1983, la spiaggia di Porto Pino la conosceva come le sue tasche, approdo sicuro e indisturbato. Non si trattava di un "harraga" qualunque ma di un vero e proprio terrorista. Dopo essere sbarcato nelle spiagge intonse del Sulcis fu identificato nell'agosto del 2008 nel Cpa di Elmas. Raggiunto da un decreto di espulsione con l'ordine di lasciare il Paese entro 15 giorni se ne fregò: attraversò l'Europa, si radicalizzò in Belgio, e il 6 agosto 2016 a Charleroi si avventò al grido di Allah u Akbar contro due agenti a colpi di machete. Fu ucciso, ma l'attentato venne rivendicato dall'Isis. Ora su quel tratto di mare tra il Maghreb e il Sulcis si anima la guerra fredda agitata dal governo d'Algeri con l'obiettivo non dichiarato ma esplicito di costringere Italia e Spagna a cedere sul fronte più caldo, quello dell'istituzione della Zona economica esclusiva, a due passi dalla Sardegna, lungo tutta la costa occidentale sino a quella spagnola, attaccata all'isola di Cabrera. Tensione sociale e terroristica per convincere gli Stati a non bloccare l'avanzata dei "Fratelli mulsumani", amici di Erdogan, nel cuore del Mediterraneo più europeo. La strategia algerina si muove su tre direttrici e una costante. L'istituzione della zona esclusiva a mare per la ricerca e lo sfruttamento di giacimenti petroliferi e di gas, la palese desistenza per i viaggi clandestini di migranti verso il Sulcis ed, infine, la strategia militare, con la dichiarata volontà di acquistare navi da guerra per pattugliare la nuova zona economica dell'Algeria.

Algeri non tratta

La costante è consolidata: agire sempre nel massimo riserbo, senza che niente si sappia, come fecero con il decreto del Presidente della Repubblica algerino che il 20 marzo del 2018 scippò di fatto le acque a largo della Sardegna con un'operazione spregiudicata e senza precedenti. E non è un caso che lo scorso dicembre, sempre silenziosamente, l'Algeria ha rigettato gli articoli 15, 74 e 83 della legge del mare, proprio quelli che disciplinano i tempi e i modi per trovare le intese sulle zone economiche esclusive. Gli algerini hanno fretta, non vogliono mediare, spediscono migranti e terroristi sulle coste sarde e dal 2022 pattuglieranno con la nuova Corvetta la costa sarda, al largo di Porto Flavia, Buggerru, Tharros, sino alla foce del fiume Temo a Bosa. Loro, del resto, quelle acque le considerano a tutti gli effetti zona economica esclusiva algerina. L'Italia, l'Europa e la Sardegna, per il momento, stanno a guardare. Sotto l'ombrellone, in attesa del prossimo sbarco.

Mauro Pili
© Riproduzione riservata