«La Sardegna ha potenzialità di ripartenza enormi, e uno dei suoi punti di forza è il turismo. Non ci si può permettere di bloccare la stagione, bisogna studiare regole e una serie di iniziative legate alla promozione naturalistica dell'Isola».

Sergio Costa, 61 anni, ministro dell'Ambiente, lo dice e lo ripete perché a tutti entri bene in testa: la Fase 2 dev'essere green. Energia pulita; nuovi modi di spostarsi; consumo di prodotti locali; lotta agli oggetti monouso, mascherine comprese: dobbiamo scegliere di non ricominciare da dove eravamo rimasti, ma fare un grande salto in avanti e ridisegnare le nostre vite e le nostre economie.

Abbiamo visto i delfini al porto, un fenicottero in mezzo a una strada, cieli tersi e acque trasparenti: ora c'è il rischio che in un attimo si torni al passato?

«Questa immane tragedia che ha colpito il mondo intero, imponendo un lockdown pressoché totale delle attività umane, ha avuto ovviamente dei riflessi immediati sull'ambiente. C'è il rischio di tornare in poco tempo al passato se da ciò che è successo non sapremo trarre la necessaria motivazione per ricominciare mettendo al centro l'ambiente, come d'altronde già i repentini mutamenti climatici e gli eventi estremi ad essi collegati ci hanno suggerito di fare negli ultimi anni. Per tutelare i mari e gli ecosistemi, e su impulso di Marevivo, ho chiesto a Guardia Costiera, Guardia di Finanza e Carabinieri, di attivare i reparti di sommozzatori che, insieme all'analisi dei dati fatta da Ispra e delle Arpa, facciano il monitoraggio delle acque. L'intento è quello di ottenere una fotografia dello stato attuale, per poi poter meglio controllare eventuali attività inquinanti appena il Paese si rimetterà in moto».

Trasporti: date le difficoltà per quelli pubblici, cosa farete per limitare l'uso delle auto private?

«Le misure allo studio sono numerose: dalla proroga delle modalità di lavoro agile, quando possibile, per ridurre in maniera consistente la quantità di persone in circolazione in particolare nei grandi centri urbani, all'incentivazione di tutte le forme di mobilità pedonale e sostenibile in collaborazione con i Comuni. Insieme con il ministro dei Trasporti De Micheli stiamo pensando a norme ad hoc per incentivare le due ruote, con bonus per l'acquisto di biciclette».

Lei ha detto: il Covid è una tragedia ma anche un'occasione di rinascita. In che senso?

«Il nostro Paese si è fermato quasi completamente e c'è bisogno di unire tutte le forze per rimettere in moto la macchina economica e produttiva. Quello che mi chiedo è: bisogna tornare allo status quo? Io penso di no, e non solo io. Tutto il Governo è orientato in questa direzione. Questo non vuol dire fermare tutto, al contrario. Vuol dire creare lavoro, sviluppo, crescita, ma ecosostenibili».

Cosa avete fatto?

«Ad esempio, abbiamo aggiornato i Cam, i criteri ambientali minimi ai quali le pubbliche amministrazione devono adeguarsi per gli appalti. Riguardano il verde pubblico e la ristorazione, significa sviluppare economia per 6,5 miliardi di euro. Tutte le mense pubbliche (ospedali, scuole, carceri) dovranno fare acquisti a chilometro zero, con imballaggi leggeri o sfusi. Diamo impulso alla filiera made in Italy e alle produzioni regionali: per dire, i bambini sardi consumeranno a scuola solo frutta e verdura coltivate in Sardegna».

E per il verde pubblico?

«Ci sono una serie di indicazioni su quando potare, come riciclare gli sfalci, contro le sostanze chimiche. In sintesi: puntiamo sempre più sulla salubrità dell'ambiente, per difendere la popolazione fragile dalle malattie e dalle infezioni polmonari».

Altro tema: investire nelle rinnovabili.

«Certo, per la ripresa, tra i nostri punti cardine ci sono il Pniec (il Piano nazionale integrato energia e clima) e il Green Deal europeo, ed è indubbio che si tratti di programmi capaci di creare migliaia di posti di lavoro. Il decreto Fer1, che abbiamo firmato la scorsa estate di concerto con il ministero dello Sviluppo economico, mira a sostenere la produzione di energia da fonti rinnovabili per il raggiungimento dei target europei al 2030, incentivando la diffusione di impianti fotovoltaici, eolici, idroelettrici, e premiando l'autoconsumo di energia. L'energia rinnovabile rispetto alla fossile crea occupazione fino a cinque volte di più».

La Sardegna su cosa deve scommettere?

«La vostra è una regione con potenzialità di ripartenza enormi, e uno dei punti di forza è senza dubbio il turismo. Bisogna avviare la stagione, so che si sta lavorando per stabilire misure di sicurezza, un "passaporto sanitario", e per lanciare promozioni mirate sulla valorizzazione dell'inestimabile patrimonio di biodiversità che il territorio della Sardegna possiede. Noi favoriremo il turismo nei parchi e nelle aree marine protette (all'Asinara abbiamo già svolto attività online), inoltre stiamo accelerando sulle caratterizzazioni per le bonifiche nel Sulcis».

Un'immagine terribile: dopo la plastica, nel nostro mare iniziamo a trovare mascherine.

«Non è solo un'immagine terribile, chi si libera delle mascherine diffondendole nell'ambiente si rende responsabile di un grave danno sanitario oltre che ambientale. L'Istituto superiore di sanità ha predisposto linee guida specifiche per gli operatori e le aziende, e indicato regole precise per i cittadini sullo smaltimento. Detto questo, occorrerà di sicuro intensificare i controlli. Le mascherine si buttano nell'indifferenziato e poi vanno a finire negli inceneritori. Ora siamo ancora in emergenza, stiamo comunque ragionando su una campagna di sensibilizzazione per promuovere l'uso di quelle lavabili e riciclabili, che già si trovano in commercio, e con cui dovremo convivere a lungo».

Cristina Cossu

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