Chi decide quanto è grave una paziente che si presenta al pronto soccorso: una persona vestita con un camice oppure l'uomo con la divisa e il distintivo di un istituto di vigilanza?

Nel caso di Maria Giovanna Pisu, 51 anni, di Capoterra, a valutare la lesione e ad assegnarle un ideale codice verde - a quanto pare - è stato il vigilante in servizio sabato alle 17.30 al pronto soccorso dell'ospedale Marino di Cagliari.

"Avevo un parziale distacco della falange del mignolo e dell'unghia", lamenta la paziente, "ma il vigilante continuava a telefonare all'interno del pronto soccorso senza mai trovare nessuno. Il dolore era sempre più insopportabile e ho protestato, ma la guardia mi ha detto che dovevo aspettare perché la mia lesione non era grave".

Se c'è una cosa che scarseggia, dopo essersi chiusi un dito nella seggiolina pieghevole sulla quale si è seduti in riva al mare, è la pazienza. Così la donna ha fatto irruzione al pronto soccorso, dove assicura di aver visto gli infermieri e il medico sfaccendati perché la sala d'aspetto era vuota, e di aver dato la sveglia a tutti.

Ha funzionato: pochi secondi dopo era distesa sul lettino, perfettamente assistita. Al ritorno a casa, ha scritto una mail all'istituto di vigilanza, all'Ats e a L'Unione Sarda.

Il responsabile dell'istituto l'ha già chiamata per chiedere scusa. Il direttore del pronto soccorso del Marino, Carlo Arru, unico medico presente all'arrivo della paziente, premette che la donna è stata soccorsa con tempi e modi incontestabili e assicura che il disguido con la guardia sia frutto di una situazione eccezionale: "Non riusciva a trovarci al telefono perché eccezionalmente non c'erano pazienti e molte sale erano dunque vuote, ma in pochissimi minuti ci siamo resi conto della presenza della signora e ci siamo mobilitati. Forse, se la guardia giurata non avesse espresso un parere sulla lesione, gli animi e non si sarebbero surriscaldati e questo equivoco non sarebbe mai accaduto, ma so che l'istituto di vigilanza si è già scusato".
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