Si è più volte sostenuto su queste colonne la necessità e l'urgenza di dover effettuare un rilancio del settore industriale isolano, da tempo in forte sofferenza ed in progressivo e preoccupante arretramento. Ritenendolo strategico e determinante per l'uscita della Sardegna dallo stato di recessione economica di cui va soffrendo ormai da una ventina d'anni.

Ed è per questo che appare importante sottolineare, come fatto positivo, la decisione della Giunta regionale di chiamare ad un tavolo operativo, di confronto e di collaborazione, le organizzazioni datoriali e sindacali, in modo da predisporre insieme una vera e propria "Agenda per l'industria". Con lo scopo di individuare ed indicare validi strumenti, scelte ed obiettivi per una concreta politica di rilancio dell'intero settore. Non si può quindi che plaudire all'iniziativa, visto che la decisione della Giunta è scaturita proprio dalla presa di coscienza del modesto e squilibrato apporto industriale alla formazione del Pil regionale. Un deficit che ha aggravato lo stato di dipendenza ed il peso dell'inoccupazione nell'economia e nella società isolana.

Certo, a voler essere critici, questo coinvolgimento delle parti sociali per una concertazione decisionale potrebbe anche apparire come un'ammissione di incompetenza, o - almeno - di inesperienza, della Giunta nell'intervenire con idonee misure di sostegno per un rilancio del settore. In tal senso, un sintomo lo si potrebbe individuare nel fatto che non si faccia cenno ad una propria linea propositiva.

Una linea che serva ad indicare, se non alcune scelte di campo (l'agroalimentare più che il tessile, l'edilizia più che la chimica green, ad esempio), almeno le risorse disponibili da impiegare e gli obiettivi quantitativi da raggiungere. In modo da evitare facili contrapposizioni ed inutili sovrapposizioni.

Ma, al di là di questi rilievi, vi è certamente un fatto positivo nell'opportuna chiamata al confronto delle rappresentanze degli operatori del settore (imprenditori e lavoratori) per provvedere alla "redazione di un programma di attività recante gli impegni specifici ai diversi soggetti interessati", come indicato proprio fra i contenuti dell'agenda. Sembrerebbe quindi di poter intendere che il risultato finale dovrebbe essere propedeutico alla formulazione, da parte della Regione, di una sua politica industriale finalizzata a risvegliare il comparto, secondo indirizzi, tempi e modalità condivisi. Anche attraverso l'introduzione di un monitoraggio sull'efficacia degli interventi attuati.

Certamente, nel piano di lavoro predisposto vi sono compresi argomenti e problemi molto divisivi ed anche assai controversi. Non solo fra le stesse parti sociali, ma anche fra le stesse forze della maggioranza in Giunta. Basti pensare alla natura degli approvvigionamenti energetici od alle valutazioni sulle compatibilità ambientali. Si intravvedono quindi dei nodi che risultano eminentemente politici, e sui quali la Giunta Solinas dovrebbe fare innanzitutto chiarezza. Proprio quelle diseconomie, di cui soffre l'industria sarda, varrebbero, per maggiori costi operativi, fra il 20 ed il 25 per cento nei confronti delle similari imprese continentali, secondo la valutazione di un accreditato istituto di ricerche. Ciò influisce negativamente sulle capacità di auto-accumulazione, sulla maggiore dipendenza dall'indebitamento bancario, e quindi, complessivamente, sulla competitività sul mercato delle nostre produzioni. Né andrebbe dimenticato l'handicap geografico dell'insularità, e, quindi, della lontananza dai centri industriali più importanti del Paese. Un handicap che fa sì, ad esempio, che delle nostre piccole e medie imprese solo il 4-5 per cento lavora come terziste con imprese medio-grandi, contro l'oltre 40 per cento della Lombardia, il 32 dell'Emilia ed il 24 della Campania.

Proprio di recente, su questo giornale, si sono opportunamente illustrati i rimedi che il governo spagnolo ha introdotto per fronteggiare le diseconomie delle sue isole (Baleari e Canarie): agevolazioni in gran parte autoliquidanti, proprio per sburocratizzarne e facilitarne l'esigibilità. È un'opzione interessante, che potrebbe essere inserita nell'agenda della nostra industria, perché proprio l'introduzione di vantaggi fiscali autoliquidanti potrebbe far ricuperare alle nostre industrie almeno parte di quelle penalizzazioni che le svantaggiano su mercati sempre più competitivi.

Paolo Fadda

(Storico e scrittore)
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