Assessore, il presidente regionale di Confesercenti dice che lei è disattento nei confronti del piccolo commercio, che non recepisce le loro proposte e non ha incontrato le associazioni di categoria.

«Mi sembra molto scorretto tutto ciò, ci sono rimasto male, e anche i funzionari che si occupano del settore con grande impegno e professionalità», risponde Gianni Chessa, responsabile del Turismo, Commercio e Artigianato.

Non è vero?

«No. E ho i documenti che "registrano" convocazioni e riunioni con tutti i rappresentanti delle associazioni di categoria. Li ho invitati più volte, ci siamo visti e ho detto loro di portare proposte. Poi non si sono più fatti sentire. Li abbiamo richiamati noi, per dire che qui trovano la massima apertura e disponibilità. Ho ribadito in diverse occasioni: "Fatemi sapere cosa vi serve, io sono pronto a supportarvi". L'assessorato è casa loro».

Affermano che i saldi vanno male, e che la Regione non fa abbastanza per sostenere i negozianti dall'attacco dei "big".

«I saldi seguono leggi nazionali, la Regione non può intervenire, e comunque non ci hanno chiesto nulla in materia. Per il resto, c'è il libero mercato, Black Friday, Cyber Monday, vendite private, sms ai clienti, carte fedeltà, c'è di tutto, sono azioni commerciali lecite, perché non le adottano anche loro?».

Vi hanno chiesto modifiche alla legge 5 del 2006.

«Non risulta nessuna richiesta. E dire che ho chiesto loro quali leggi dovremmo cambiare, quali disciplinari. A luglio scorso ho indetto una riunione proprio per discutere di eventuali criticità nelle leggi regionali di settore, al fine di presentare proposte ed emendamenti che possano superarle».

E cosa è successo?

«Ripeto, nessuna richiesta, né a me né agli uffici. Dunque, ora lancio un messaggio a Roberto Bolognese: venga in assessorato con le correzioni alla legge 5, con un testo scritto, io sono pronto a portarlo subito in commissione. Ma il problema vero in realtà è un altro».

Quale?

«Bisogna cambiare mentalità e cultura».

In che senso?

«Il commercio deve avere il coraggio di dare un servizio diverso, di aggiornarsi, di guardare a come funziona in tutte le città turistiche. Almeno dal 15 giugno al 15 settembre tengano aperto fino a mezzanotte. In estate non ha alcun senso abbassare le saracinesche alle 8 di sera, quando la gente sta iniziando a uscire dopo una giornata trascorsa al mare. Cagliari è bellissima, residenti e turisti amano stare in giro la sera, credo sia giusto che tutte le attività si "offrano" ai potenziali acquirenti, così funziona ovunque».

E i ristoranti?

«Stesso discorso. Ma quando mai uno deve sentirsi dire alle 23 che la cucina è chiusa, o un turista che vuole mangiare un piatto di spaghetti alle 18 non può farlo. In una città turistica si deve poter mangiare "non stop", è così in tutto il mondo. Cominciamo da subito con questi cambiamenti, lavoriamo tutti assieme, io sono pronto a fare la mia parte».

A proposito, quali misure state adottando per il commercio?

«C'è la massima attenzione verso le politiche di internazionalizzazione, marketing e promozione per l'incremento della penetrazione dei prodotti locali nei mercati stranieri, oltre che la valorizzazione di un marchio di tutela per l'artigianato artistico».

Più in concreto?

«Il rifinanziamento con 500mila euro del bando per i contributi ai Centri commerciali naturali (legge 5) per promuovere i centri urbani; la predisposizione di direttive d'attuazione per la concessione di fondi per le certificazioni di qualità (legge 48, articolo 7), con uno stanziamento di 1,5 milioni di euro. Ancora, la partecipazione al bando 388/2000 indetto dal Mise per la lotta alla contraffazione; e la liquidazione di 600mila euro dell'annualità 2018 dei contributi a favore delle confederazioni del commercio (legge regionale 19/86)».

Cristina Cossu

Una via di Cagliari (archivio L'Unione Sarda - Ungari)
Una via di Cagliari (archivio L'Unione Sarda - Ungari)
Una via di Cagliari (archivio L'Unione Sarda - Ungari)
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