Il blitz del Ministero dell'Ambiente è un colpo al cuore. La sintesi è in poche parole: riesame autorizzazione integrata ambientale della società Sarlux, la vecchia Saras. Senza quel documento l'impianto si deve fermare. Chi scrive è la direzione generale per la qualità dello sviluppo del Ministero dell'Ambiente. Il primo destinatario è proprio la società della famiglia Moratti. Il dicastero ambientale, guidato da Roberto Cingolani, con una decisione pesantissima, a distanza di appena tre anni dal rinnovo del provvedimento, ha riaperto il dossier Saras. Ad essere rimessa in discussione è la più importante delle autorizzazioni, quella per l'esercizio dei due impianti di Sarroch, raffineria e centrale elettrica. Una procedura che rimette in discussione il funzionamento degli elementi strategici e sostanziali degli impianti.La comunicazione del riesame è rivolta a tutti i soggetti competenti: dal Ministero dell'Interno a quello del Lavoro, da quello della Salute allo Sviluppo economico. La pratica finisce anche sul tavolo della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Regione sarda.

Colpo al cuore

La comunicazione è una stilettata al sistema ambientale della Saras. A segnalare che in quegli impianti di Sarroch qualcosa di rilevante non sta funzionando è l'Assessorato regionale della Difesa dell'ambiente. Le interlocuzioni riservate sono tutte tra febbraio e marzo di quest'anno. Dopo i fatti del luglio scorso, con continui superamenti di tutti i limiti di emissioni in atmosfera, gli uffici della Regione sono stati costretti a mettere nero su bianco quello che stava realmente accadendo nell'area industriale di Sarroch. La comunicazione degli uffici di via Roma è riportata integralmente. Sono tre i capisaldi dell'accusa. Il primo: sono numerosi i superamenti della portata massima giornaliera di gas inviato in torcia correlati con malfunzionamenti e blocchi impiantistici. Il secondo: le criticità relative al dimensionamento del sistema di accumulo delle acque meteoriche. Il terzo: la necessità di ricomprendere nell'AIA la vecchia autorizzazione regionale al deposito del rifiuto del filter cake, in pratica il filtro dei veleni di processo. Il Ministero dell'Ambiente non ci pensa due volte. La comunicazione di cui siamo in possesso è una "sentenza": «è disposto l'avvio del procedimento per il riesame dell'autorizzazione integrata ambientale». A finire sotto accusa è il sistema «blow down», per intenderci quello delle emissioni in atmosfera, il più delicato dell'intero sistema industriale e ambientale della Saras. Quelle ciminiere-fiaccole che svettano sull'impianto sono il pericolo numero uno per l'ambiente e la salute. Il Ministero non può più stare a guardare e rimette in discussione l'autorizzazione sui punti nevralgici. La Saras, però, non ha fretta. Con una missiva dell'otto aprile scorso, con la scusa della pandemia, chiede agli uffici romani uno slittamento dei tempi per adempiere ai suoi obblighi e presentare i documenti per l'avvio della procedura di riesame. Per le prescrizioni imposte nell'autorizzazione ancora in essere pianifica uno slittamento al triennio 2022-2024. Ora, però, il rischio è il commissariamento statale, già paventato formalmente dal Ministero.

Regali di Stato

Se da una parte lo Stato è costretto a metter mano alla questione ambientale dall'altra, però, attraverso l'Autorità per l'Energia, con un provvedimento clamoroso, decide di continuare, anche dopo 30 anni di incentivi pubblici, a sovvenzionare la centrale a ciclo combinato della famiglia Moratti. Il 2021, il 21 aprile, avrebbe dovuto essere l'ultimo anno di questa sorta di tassa a favore dei petrolieri. Così non è stato. Con una tempestività incredibile, e un silenzio generale, lo Stato, anche questa volta, non si è fatto sfuggire la possibilità di continuare a foraggiare il sistema delle energie «assimilate», o meglio il riutilizzo degli scarti petroliferi. Con una delibera del 13 aprile, a meno di dieci giorni della scadenza dei 30 anni dell'incentivo "Cip 6", l'Autorità ha ingegnato una nuova formula per continuare a versare soldi alla Saras. Con un provvedimento riservato alla centrale di Sarroch è stato deciso di pagare al gruppo petrolifero una sorta di regime di essenzialità. In sostanza l'energia prodotta sarà pagata con un costo maggiorato. L'Autorità, dunque, dal 21 aprile al 31 dicembre, provvederà alla reintegrazione dei costi dell'impianto. Una caterva infinita di denari pubblici. I costi reintegrati riguardano quelli fissi e quelli variabili. Insomma, lo Stato, alla fine, paga tutto. Verranno reintegrati 88 milioni di costi fissi e 56 di ammortamento del capitale. Con questa nuova prebenda di Stato la Saras finisce per guadagnare quattro volte. Prima con il riutilizzo degli scarti della raffinazione, poi con la vendita dell'energia elettrica, con gli incentivi di Stato e, infine, con il guadagno in Borsa. Con l'annuncio del nuovo regalo di Stato, infatti, il titolo della Saras ha guadagnato in Borsa un più 2,28%. La bolletta elettrica dei sardi e non solo, invece, continua ad aumentare. Da pagare ci sono i nuovi regali di Stato.

Mauro Pili

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