In Sardegna sempre meno “incompiute”: -34% in due anni
L’impegno della Regione nella realizzazione di infrastrutture strategiche ad oggi bloccate
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Si riduce il numero delle opere incompiute in Sardegna, che passa dalle 66 dell’anno 2019 alle 53 dell’anno 2020.
Uno scarto di 13 opere pubbliche, dunque, che testimonia l'impegno della Regione nella realizzazione di infrastrutture strategiche ma bloccate. La forbice si allarga ancora di più se si prende in considerazione il dato del 2018, quando le opere pubbliche ferme erano 80: il dato fa dunque segnare il 34% in meno in due anni.
"La Sardegna ha avviato positivamente la stagione dello sblocco dei cantieri – spiega il presidente Solinas - arrivando a risultati importanti sia sul fronte della modernizzazione infrastrutturale e sia sulla realizzazione di interventi complessi fermi ormai da anni”.
Si tratta di opere di pertinenza comunale come scuole, piscine, palestre, asili nido, auditorium e parchi, oltre a strade, ponti, viadotti; in alcuni casi interventi fermi da oltre vent'anni.
"Le incompiute rallentano le economie dei territori e, laddove permangono a distanza di venti o trent'anni, rappresentano il fallimento della politica - evidenzia l'assessore ai Lavori pubblici Aldo Salaris - Siamo impegnati ad accelerare quanto più possibile la realizzazione di interventi che riteniamo necessari per lo sviluppo economico della Sardegna. Far ripartire i cantieri significa rimettere in moto l'economia e creare occupazione, trovando nuove opportunità di lavorio anche per chi, in questa delicata fase storica, lo ha perso".
L'Assessore Salaris ha evidenziato anche l'importante lavoro che si sta portando avanti su alcune incompiute storiche come la diga di Cumbidanovu, sotto costante monitoraggio da parte della Regione, presente anche nell'ultimo elenco ma la cui progettazione verrà completare a breve e con un riappalto che si prevede entro l'anno.
(Unioneonline/v.l.)