L a condicio sine qua non per non tornare alle urne, il taglio dei 345 parlamentari, è una proposta demagogica spicciola che rispecchia la fragilità politica del M5S.

Non si possono confondere i tagli ai costi della politica con i tagli alla democrazia.

La Regione Sardegna nel 2014, con la riduzione da 80 a 60 consiglieri, ha certificato che quel taglio ha privato interi territori di rappresentanza, senza che i costi del Consiglio diminuissero, anzi i costi sono aumentati.

Quei tagli miravano ad eliminare le minoranze politiche che fanno parte della storia e della tradizione culturale sarda, condannandole a scomparire o ad appiattirsi all'interno dei poli italiani. La logica di quei tagli, voluta dal centrosinistra e dal centrodestra ed oggi sostenuta in Parlamento dal M5S, puntava a privilegiare il bipolarismo italiano. Questo era il passaggio propedeutico da un sistema democratico rappresentativo ad un sistema oligarchico con la concentrazione del potere e dei privilegi nelle mani di un'élite.

Queste leggi elettorali propugnano la riduzione degli spazi democratici dei cittadini con l'accrescimento dello strapotere delle segreterie dei partiti. È qui una delle radici dei fallimenti della politica italiana. Assistiamo ad una guerra per bande che mina la partecipazione e consente di far passare inosservata qualsiasi decisione, nonché la stessa situazione di stallo della politica regionale sarda.

Il taglio del numero dei parlamentari proposto dal M5S non tiene conto dei contrappesi istituzionali di salvaguardia del sistema democratico. Il problema non è di numero ma di qualità politica degli eletti e della loro incapacità a creare una classe dirigente all'altezza dei ruoli. Essi sono espressi dalle segreterie dei partiti ed imposti agli elettori incrementando con ciò l'astensionismo e lo scollamento del popolo dalle istituzioni.

Il taglio ai costi e ai privilegi dei rappresentanti istituzionali ha in primis un valore morale che deve consentire all'eletto, come nel Consiglio della Regione Sardegna, di poter esercitare a testa alta controlli negli Assessorati, negli Enti e nelle Agenzie regionali, laddove fiumi di finanzianti pubblici sfuggono ad ogni controllo.

Il M5S, con una demagogia spicciola contribuisce ad allontanare la partecipazione ed il controllo popolare sulle istituzioni. Questa è una condizione cara a tutti i partiti e movimenti padronali.

C'è da chiedersi quale sia il riflesso di questo taglio sul diritto di rappresentanza dei sardi nel Parlamento italiano. Una rappresentanza già debole che fino ad oggi non ha brillato per la difesa degli interessi della Sardegna.

I costi della politica si riducono tagliando gli stipendi, i privilegi degli eletti e gli sprechi negli apparati, salvaguardando il diritto dell'eletto a partecipare ai lavori del Parlamento.

Claudia Zuncheddu

(Sardigna Libera)
© Riproduzione riservata