I soldi di Moby per il Palazzo, jet & Mascalzone
La vita da nababbi, nonostante un mare di debitiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Le carte segrete cantano. Raccontano vita da nababbi in un mare rosso di debiti, una flotta alla deriva che si poteva permettere di spendere una valanga di soldi in aerei privati, auto di lusso, ville dorate e gioielli da mille e una notte. Il dietro le quinte della navigazione della Moby e della Tirrenia, diventata Compagnia Italiana di Navigazione, è un mare magnum di assegni staccati di qua e di là, una volta per sponsorizzare partiti un'altra per pagare consulenze milionarie. L'imponenza dei numeri e delle carte finite sul tavolo del Tribunale fallimentare di Milano sono una valanga di ammissioni. La resa dei conti è segnata. Giovedì mattina, quando il 15 aprile sorgerà nel palazzo di Giustizia di Milano, per il castello di debiti non ci sarà più tempo. I giudici dovranno decidere: agire o tergiversare, concedere altro tempo o trarre le conclusioni. Il diritto fallimentare è complicato, anche se il debito ha raggiunto la vetta senza ossigeno di 740 milioni di euro.
Il «Sistema»
I documenti agli atti, però, non lasciano molti margini al "sistema Onorato". Per la prima volta a raccontare quello che succedeva tra Largo Augusto a Milano, sede della Moby, e la sede staccata nella "Villa Lilium", nella spiaggia dorata del Giglio, nel paradiso di Porto Cervo, non sono carte di terzi. Ad aver sottoscritto quella montagna di documenti depositati nella cassetta giudiziaria è Achille Onorato, il predestinato, figlio del patron di Mascalzone Latino. A tirare i fili, però, è sempre lui, il Presidente del Consiglio di Amministrazione, Vincenzo Onorato. Ed è soprattutto lui a tessere le trame della compagnia con la politica e le istituzioni.
Non solo Grillo
Nel paragrafo delle spese "meritevoli di attenzioni", infatti, non ci sono solo Beppe Grillo srl e Davide Casaleggio. Dai 240 mila euro, assegnati in due anni al Beppe stellato, per operazioni pubblicitarie attraverso il blog grillino a quella ancor più copiosa al figlio di Gianroberto, il guru dell'onestà e dei valori dei 5 stelle. La bellezza di 600 mila euro giustificati con un'affermazione che si commenta da sola: «sensibilizzare le Istituzioni sul tema dei Marittimi». Su come sia avvenuta e si sia consumata questa "sensibilizzazione" delle istituzioni resta un mistero non dichiarato. Ma se i due patriarchi dei 5 stelle, uno diretto e l'altro ereditario, godevano di propria forza politica non c'è spiegazione per un altro capitolo "segreto" di questa gestione finanziaria della Moby. Una compagnia privata, come emerge dalle carte, sostenuta pesantemente e direttamente dai soldi di Tirrenia, quelli dello Stato. Il trasferimento di denari tra le due società è, ora, documentato senza tema di smentita.
Prelievi d'oro
Un flusso finanziario pauroso a senso unico, con cifre milionarie trasferite a colpi di bonifici dalla Cin-Tirrenia, alimentata dal denaro pubblico, con i 72 milioni di euro per la continuità territoriale per la Sardegna, alla compagnia di famiglia, la Moby. Non quattro soldi ma centinaia di milioni di euro che, secondo i documenti depositati in Tribunale, venivano prelevati dai conti della ex Tirrenia e poi trasferiti sui conti correnti della "balena blu".
Incassi dimenticati
Basti pensare che Moby non ha restituito a Tirrenia nemmeno i soldi incassati per i biglietti venduti per conto della ex compagnia pubblica. La cifra è da capogiro. Moby vendeva i biglietti, Tirrenia faceva le attraversate, e la compagnia di Onorato si teneva i soldi senza restituire l'incasso alla società che aveva sostenuto i costi e il servizio della continuità territoriale. Mancata restituzione di incassi per la bellezza fischiante di 63 milioni di euro. Non basta, nel quinquennio esaminato, Moby ha prelevato dalle casse di Cin-Tirrenia 48 milioni di euro di dividendi e ben 47 milioni di riserve di patrimonio netto. Tutto regolare, scrivono i legali di Onorato presentando l'istanza di concordato preventivo al Tribunale fallimentare di Milano. Se sarà regolare, però, lo decideranno i Giudici.
Sensibilizzare
Per adesso sono le carte che lasciano trapelare una montagna di soldi utilizzati una volta per "sensibilizzare", una volta per le "attività" con le massime istituzioni nazionali ed europee. In questo caso l'incarico che emerge dalle carte è pesantissimo. La stratosferica consulenza da oltre mezzo milione di euro (550 mila euro) Onorato l'affida ad un anonimo signore, tale Roberto Mercuri, che riceve questo lautissimo incarico per «il supporto tecnico specialistico in relazione alle attività con il Parlamento, con il Governo e con la Commissione Europea». Peccato che questo consulente non sia uno qualsiasi. Il suo nome è legato ad una pesantissima inchiesta dei ROS dei carabinieri di Firenze. In ballo ci sono potenziali finanziamenti della Banca Unicredit ad Andrea Bulgarella, un imprenditore trapanese accusato dalla Direzione Investigativa Antimafia di Firenze di aver investito ingenti capitali con il favore dell'associazione mafiosa riconducibile al nuovo capo dei capi, Matteo Messina Denaro.
Lo sconosciuto
Roberto Mercuri viene fatto fuori quando i vertici della Banca fanno piazza pulita. Non basta, però, per evitare la consulenza di Onorato per trattare con i palazzi romani. E' difficile immaginare quale tipo di "attività" si dovesse esercitare in Parlamento, nel Governo o addirittura nella Commissione Europea, fatto sta che quest'ennesima consulenza viene inserita dai legali nel capitolo delle spese "meritevoli di attenzione".
La Leopolda
Stessa sorte per quei 400 mila euro elargiti a partiti politici vari. Non si sa se in quella voce sono contemplate anche le centinaia di migliaia di euro di Onorato affidati alla Fondazione Open di Matteo Renzi. Certamente il patron di Mascalzone Latino si era guadagnato il palmarès di uno dei finanziatori più generosi dell'ex premier tanto che gli fu riservato un intervento proprio sul podio della Leopolda.
Il Jet privato
Dal rapporto con la politica, ostentato e ricercato, alla bella vita. Nel capitolo spese "pazze" "meritevoli di attenzione" compare una botta da 2,8 milioni di euro per il noleggio di un Falcons 2000EX. Un jet privato per la magnificenza del casato. E non mancano nemmeno i trasferimenti diretti alla passione per Mascalzone Latino. Onorato "regala" di fatto alla sua barca la bellezza di 5,1 milioni di euro. Non mancano i contributi all'Associazione "spontanea" Marittimi per il Futuro, una sorta di club di fans di Onorato, che ha più volte manifestato sotto i palazzi dell'Unicredit per sollecitare la revoca delle ipoteche sulle navi che Onorato voleva vendere alla Compagnia danese DfDs.
Dirimpettaio del Principe
E, infine, c'è la "Villa Lilium" nel paradiso dorato del Principe Aga Khan Karim. In piena crisi finanziaria, l'8 marzo del 2016, con i debiti che già salivano sopra il limite di guardia, Onorato decide di comprarsi la villa proprio davanti allo Yachitng Club Costa Smeralda. Lui, il magnate di Mascalzone Latino, voleva a tutti i costi essere il dirimpettaio del Principe. Con tre bonifici, uno da 550 mila euro, uno da 700 mila e il terzo di 850 mila, tutti del Monte dei Paschi di Siena, filiale di Portoferraio, liquida l'intero importo di 2 milioni e 100 mila euro al legittimo proprietario dell'immobile. A vendere è nientemeno che Cesare Maria Alfredo Fiorio, l'ex Formula uno e patron del Destriero, l'imbarcazione che tuttora detiene il record di velocità nella traversata atlantica. Fu lui a conquistare il Nastro Azzurro, simbolo del record custodito ed esposto all'interno della sede dello Yacht Club Costa Smeralda a Porto Cervo, proprio davanti alla sua ex villa smeraldina ora di Onorato.
La "Villa" vale doppio
Ultimo dettaglio da nababbi. "Villa Lilium", progettata dallo stesso architetto che ideò la casa del Principe in Costa, Gigi Vietti, è stata valutata nella procedura di Concordato al Tribunale Fallimentare per 4,5 milioni. Più del doppio del prezzo di acquisto. E' possibile che, nel frattempo, il lusso sfrenato abbia imposto migliorie superiori allo standard della Costa Smeralda. Alla faccia del lusso, il 15 aprile il Tribunale di Milano discute di concordato o fallimento. In ballo ci saranno anche gli stipendi milionari della Onorato family, ma questo è un altro capitolo.
Mauro Pili