Giovanni Toti: "Sì alla prudenza, ma si tuteli anche l'economia"
Il governatore della Liguria sulle ipotesi di riapertura per il turismo balneare: "Occorre flessibilità, ogni Regione è diversa"Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
"La questione non è se riaprire - una necessità impellente visto che gli aiuti promessi dal governo tardano ad arrivare - ma come riaprire".
Consapevole del peso che il turismo balneare ha nel Pil della sua Regione, in Liguria Giovanni Toti (Cambiamo!) ha già dato il via libera, tra l'altro, alla manutenzione degli stabilimenti, alle attività dei cantieri nautici. In Sardegna, invece, le spiagge sono chiuse. "Ci sarà per tutti un momento in cui bisognerà accettare il rischio di andare per mare", dice il governatore, "per me è arrivato ma verrà anche per l'Isola".
In generale ha una linea più "aperturista" rispetto a quella di molti suoi colleghi.
"Io sono prudente, ma se aspettiamo di uscire di casa a contagio zero rischiamo di arrivarci anche ad economia zero. Le linee del governo devono essere applicate con flessibilità perché le Regioni hanno vocazioni diverse - industriali, turistiche, agricole - ma anche livelli di diffusione del coronavirus differenti. È inutile pensare di omologare tutto da Courmayer fino a Lampedusa".
Quindi non la sorprende il fatto che le Regioni vadano in ordine sparso.
"Mi sorprenderei del contrario: pensare che Bergamo e Brescia debbano seguire le stesse regole che applichiamo a Lerici o Porto Venere, mi pare francamente bizzarro".
Ha un comitato scientifico che l'aiuta?
"Sì, e di primissimo ordine, inoltre sta prendendo forma una task force di cui fanno parte medici, ma anche il mondo delle professioni e dell'economia, che ha un obiettivo: l'applicazione di talune ricette al mondo reale".
Prima di prendere determinate decisioni, si rivolge agli esperti?
"Certo, ma nella consapevolezza che gli italiani non vogliono essere governati da comitati. La politica non può abdicare alle sue funzioni. Intendiamoci, i comitati sono indispensabili perché ci consentono di avere tutte le notizie. È chiaro che il mondo dell'impresa ha l'esigenza di tornare a produrre, quello dei virologi di tenere le distanze sociali per abbattere i contagi: mettere assieme queste due esigenze è evidentemente compito della politica che deve saper decidere, fare sintesi".
La Sardegna è tra le regioni meno colpite, eppure le regole restano stringenti: il comitato di esperti ha consigliato di non riaprire librerie e negozi per bambini.
"Il governatore è stato prudente, e con la chiusura di porti e aeroporti è riuscito a tenere la Regione come zona quasi Covid free. Ma non entro in casa altrui, avrà le sue buone ragioni per aver fatto certe scelte. Certo è che la ricchezza della Sardegna sono i turisti, quindi non basta chiuderla, occorre prepararla all'arrivo, assieme ai turisti, anche di qualche caso di coronavirus che andrà saputo trattare, isolare, curare. La vita non è a rischio zero, bisogna cominciare a ponderare un'alea di rischio, a meno che non si pensi di vivere di sussistenza".
In realtà la Giunta Solinas sta preparando le imprese alla ripartenza con un provvedimento che completa gli interventi fino a 25mila euro previsti dallo Stato.
"È la strada giusta quella di facilitare un'immediata liquidità alle imprese grazie alla creazione di un fondo di garanzia della Regione. Mi pare molto buona anche l'idea lanciata in Sardegna dal gruppo Cambiamo! che propone anche l'immissione di mini bond e l'utilizzo della moneta complementare Sardex per salvare la stagione turistica e promuovere una strategia di economia circolare".
E il governo? Dimostra di saper decidere? Sta preparando una buona fase 2?
"È politicamente fragile, e non vorrei che una vecchia venatura anti imprenditoriale del Pd, sommata a una stessa venatura del M5s - e cioè una vocazione al sussidio, al reddito di cittadinanza, al reddito da coronavirus, faccia sottovalutare le ragioni di una ripartenza. Nel frattempo Germania, Francia, Olanda, Inghilterra stanno tutte ripartendo prima di noi. Non vorrei che quando toccherà a noi lo spazio sia già occupato".
Insomma, l'Italia manca di audacia.
"Non si tratta di questo, ma di dire la verità alla gente: mente chi afferma che si dovrà stare in casa fino a quando non ci sarà un vaccino e i contagi saranno ridotti a zero".
E cosa va detto alla gente?
"Che occorrerà imparare a vivere fuori casa e che questo non significa consegnarci mani e piedi al coronavirus, e che ci sono tanti piccoli accorgimenti quotidiani che si dovranno assumere come automatismi: l'uso in certi ambienti della mascherina, lavarsi le mani molto spesso, le distanze sociali nei locali pubblici, i sistemi d'areazione all'interno degli stessi locali e dei mezzi di trasporto".
Il ponte Morandi e ora il Covid-19: la Liguria è abituata a combattere.
"In questi cinque anni abbiamo vissuto il Ponte Morandi, l'inverno più piovoso degli ultimi 50 anni, la mareggiata che ha spazzato le nostre coste: per questo non ho chiuso nemmeno uno dei grandi cantieri strategici, comprese le opere contro il dissesto idraulico, neppure nel picco dell'epidemia: abbiamo tenuto aperto perché non si può scambiare un'ora di sicurezza adesso con anni di insicurezza domani. In questo momento che l'Italia è tutta ferma, i cantieri dovrebbero camminare a tutta forza perché c'è la possibilità di farlo senza fastidio e intralcio".
Roberto Murgia