«Ogni rete, ogni nassa abbandonata è una serissima minaccia per l’intero ecosistema marino»: partendo da queste parole forti e dirette si è tenuto  ieri mattina alla Lega Navale di Cagliari l'incontro Fishing for the Planet, tavola rotonda ideata e organizzata da Asd Blue Life con il supporto e il patrocinio delle istituzioni locali e di numerosi partner, per sensibilizzare l’opinione pubblica e stimolare il dibattito su uno dei fenomeni più gravi e sottovalutati che affliggono i mari: quello delle ghost nets, le reti da pesca abbandonate, perse o dismesse che continuano a mietere vittime silenziose negli ecosistemi marini.

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Il problema è di dimensioni globali. Secondo il Wwf Ghost Gear Report, ogni anno tra 500.000 e un milione di tonnellate di attrezzature da pesca fantasma finiscono negli oceani. Costituite prevalentemente da fibre sintetiche come nylon e polietilene, queste reti sono estremamente resistenti e possono rimanere attive per decenni, trasformandosi in vere e proprie “trappole invisibili” che catturano non solo pesci, ma anche tartarughe marine, delfini, squali, mammiferi e uccelli marini, aggravando la condizione di molte specie già a rischio estinzione. Il loro impatto è devastante: oltre a provocare soffocamenti, ferite e annegamenti, contribuiscono in maniera significativa alla crisi globale della plastica, basti pensare che il 46% del Great Pacific Garbage Patch è composto da reti da pesca abbandonate.

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All’incontro hanno partecipato numerosi relatori provenienti dal mondo istituzionale, accademico e associativo, tra i quali Simone Mingoia, presidente dell’ASD Blue Life, e Salvatore Sanna, vicesindaco di Quartu Sant’Elena. Per il Comune di Cagliari ha portato il suo contributo l’assessora all’Ambiente Luisa Giua Marassi, mentre dal fronte delle forze operative ha preso la parola il comandante del Nucleo Sommozzatori dei Carabinieri di Cagliari, Fabio Previti, e il comandante del 4° Nucleo Operatori Subacquei della Guardia Costiera, Gianni Dessì. Il mondo della ricerca è stato rappresentato da Alessandro Cau dell’Università di Cagliari. Per la Regione Autonoma della Sardegna è intervenuta Marina Campolmi, del Servizio Pesca. A completare il quadro, i contributi del presidente della FIPSAS Sardegna, Giovanni Baldereschi, e del presidente della Cooperativa Isola Rossa, Sandro Curcio.

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«Il progetto Fishing for the Planet nasce nel 2021, durante un campionato di pesca. Inizialmente ci siamo dedicati alla mappatura e alla ricerca, poi l’iniziativa si è evoluta nella vera e propria raccolta di nasse e reti abbandonate, grazie alla collaborazione di enti come la Regione, i Comuni di Cagliari e Quartu, la Capitaneria, i Carabinieri, la Marina Militare, i pescatori di Isola Rossa, la Federazione FIPSAS e tanti volontari», ha spiegato Mingoia, «lo scorso 18 giugno abbiamo recuperato circa 600 nasse, con l’aiuto dei pescatori di Isola Rossa e insieme a Fabio Previti. Un quinto di queste era ancora abitato da polpi e murene: da qui è nata la collaborazione con l’Università di Cagliari. L’operazione ci ha sorpreso per la portata: abbiamo riempito un peschereccio e siamo stati costretti a fermarci, non immaginando un numero così alto. Parliamo di attrezzi costruiti con plastiche molto resistenti: stimiamo che ci siano almeno 5000 nasse da recuperare, che andranno censite, registrate e datate per poi analizzarne l’impatto insieme al professor Cau dell’Università di Cagliari». 

(Unioneonline)

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