Le prime critiche erano arrivate da Alessandra Zedda, già assessora regionale al Lavoro e ora consigliera comunale a Cagliari: «Troppe criticità, il bando Stabile va annullato». L’attuale assessora, Desirè Manca, aveva replicato: «Solo un problema informatico». Ma ora sulla procedura ideata in Regione per favorire l’assunzione a tempo indeterminato di lavoratori precari si abbatte la feroce critica  della Consulta regionale dei consulenti del lavoro della Sardegna e dell'associazione nazionale consulenti del lavoro – sindacato unitario della Sardegna. Parlano di «errori, improvvisazione e una formula di click day che nessuno condivide». 

Negli ultimi mesi, si legge in una nota, «si è assistito a una successione disordinata di scadenze, rettifiche, chiarimenti e correzioni, che ha generato un clima di incertezza continua per imprese, lavoratori e professionisti incaricati di dare attuazione alla misura. Una situazione che evidenzia gravi carenze di programmazione e una scarsa attenzione alle reali dinamiche operative del lavoro». 

Secondo gli addetti ai lavori «la decisione iniziale di collocare la scadenza nel mese di dicembre, periodo già saturo di adempimenti fiscali, contributivi e retributivi, ha creato difficoltà evidenti e prevedibili. A fronte delle segnalazioni puntuali avanzate dalla Consulta», però «le risposte sono state parziali, tardive e incoerenti, con proroghe che hanno continuato a cadere negli stessi giorni critici».

Non è finita, i consulenti parlano di un «ulteriore elemento di gravità: l’annullamento del bando in autotutela a seguito di un errore tecnico, con successiva ripubblicazione e fissazione della scadenza al 29 dicembre, in pieno periodo festivo. Una scelta che conferma una gestione scollegata dalla realtà operativa di studi e imprese».

Nel frattempo, «le numerose rettifiche hanno introdotto ulteriori incertezze, con dati imprecisi e indicazioni non sempre coerenti, costringendo professionisti e aziende a continui adeguamenti in corsa, in un contesto già fortemente critico».

Sotto accusa anche la modalità scelta, quella del click day, «uno strumento ampiamente contestato e non condiviso dagli operatori del settore. Una modalità che trasforma misure di politica attiva del lavoro in una corsa contro il tempo, penalizzando la qualità delle domande, favorendo l’improvvisazione e creando disuguaglianze tra imprese, senza alcuna valutazione sostanziale dei progetti o delle reali esigenze occupazionali».

Infine l’accusa: «Non è accettabile», sostengono in consulenti, «che errori organizzativi, scelte tecniche discutibili e strumenti inadeguati vengano scaricati su imprese e consulenti, che operano con responsabilità per garantire il corretto utilizzo delle risorse pubbliche. Le politiche per l’occupazione richiedono programmazione, chiarezza e confronto preventivo, non continui aggiustamenti e forzature procedurali».

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