Lula come Ginevra, la Sardegna come il centro della ricerca scientifica mondiale. Il cuore dell'antica miniera di Sos Enattos, alle pendici del monumento d'argento del Mont'Albo, come le cavità profonde del Cern, il più grande laboratorio di Fisica al mondo. Quando percorri la Bitti - Sologo non vedi grattacieli, le strade sono sinuose come l'entroterra di questa Barbagia esclusiva e segreta. Il profumo è intenso come il silenzio che inebria le viscere di questa intrepida terra. Un silenzio profondo, racconta Grazia Deledda nel suo romanzo L'Edera, talmente profondo che «non si sentiva più neppure il canto dei grilli». Eppure, qui, nell'enclave minerario dove si cavava blenda e galena a colpi di dinamite vera, si sta scrivendo una delle pagine più affascinanti della ricerca scientifica mondiale.

Perché a Lula?

In molti si domandano: perché a Lula? perché in Sardegna? E soprattutto: cosa importa ai sardi delle onde gravitazionali che i ricercatori del mondo intero vorrebbero ascoltare e registrare nelle gallerie di Tupeddu? E' quel silenzio profondo, mai tremulo, imponente come da nessun altra parte al mondo che sta facendo assurgere Lula e la Barbagia a cuore strategico di un progetto incredibilmente ambizioso. Lo hanno chiamato Einstein Telescope, un'opera titanica da costruire a 250-300 metri sottoterra, con l'obiettivo di ascoltare ciò che succede oltre Marte e Saturno. Il più grande interferometro mai costruito al mondo non a caso dedicato al padre della Teoria universale della Relatività e delle Onde Gravitazionali. Lo vogliono fare a Lula perché dopo dieci anni di ricerche hanno scoperto che in fondo ai pozzi dell'antica miniera di piombo, zinco e argento c'è quel silenzio cosmico indispensabile per raccogliere alle più basse frequenze mai registrate le onde generate nello spazio dalle masse in movimento, dai buchi neri alle stelle. Non c'è altro spazio al mondo così silenzioso.

Dai Nuraghi allo Spazio

Resta da capire perché la Sardegna, Lula e la Barbagia, dovrebbero avere interesse a far realizzare questo ciclopico progetto sotterraneo laddove prima si cavava pietra, sudore e fatica. Vi è, ancor prima dell'interesse economico, un vantaggio non misurabile: l'immagine della Sardegna come fulcro delle più innovative ricerche e sperimentazioni mai fatte al mondo. Associare l'Isola dei Nuraghi, che già 5.000 anni fa triangolavano con le stelle, alla ricerca fisica più moderna, quella di terza generazione, significa aprire le menti, suscitare nelle future generazioni traguardi e orizzonti inimmaginabili. Una scommessa di crescita imponente, con una terra capace di traguardare progetti ambiziosi e perseguirli a tutti i livelli. Il timore di un progetto slegato dalla realtà, di una ricerca talmente spinta da apparire lontana dal quotidiano, si infrange con uno sguardo ai risultati delle più grandi sfide dell'Umanità. Al mondo c'è ancora chi si interroga sul perché furono spesi tanti soldi per spedire sulla Luna, era il 20 luglio 1969, Neil Armstrong e Buzz Aldrin.

Uno scorcio della miniera di Lula (L'Unione Sarda)
Uno scorcio della miniera di Lula (L'Unione Sarda)
Uno scorcio della miniera di Lula (L'Unione Sarda)

Dalla Luna alla Tac

In realtà sono passati più di 50 anni da quella missione spaziale e quelle conquiste ormai non fanno più scalpore. Oggi, però, grazie a quelle ricerche lunari si salvano milioni di vite con un pacemaker o con la Tac, quella Tomografia Assiale Computerizzata, che scopre tumori e aiuta a prevenirli. La ricerca è l'ignoto per eccellenza, senza la sfida dell'innovazione tutto è destinato a fermarsi. Al Cern di Ginevra è nata, per esempio, la Pet: studiando l'antimateria si è arrivati alla diagnosi sempre più sofisticata dei tumori con la tomografia a emissione di positroni. Nelle gallerie svizzero-francesi, dove i fisici italiani dominano, è nato il "web" che dal 1989 ad oggi ha rivoluzionato il pianeta.

La sfida di Sos Enattos

Ecco perché la sfida di Sos Enattos è straordinariamente unica: la ricerca nelle viscere del Mont'Albo si spingerà mai dove nessuno prima d'oggi aveva osato. Un'opera talmente avveniristica che avrà ricadute economiche e occupazionali straordinarie. Gli scienziati che stanno lavorando al progetto hanno messo nero su bianco un business plan degno di questo nome con tanto di elaborazione di dettaglio su scenari economico finanziari da qui a trent'anni. Un piano blindato nella rete dei ricercatori ma che siamo in grado di tradurre in numeri e proiezioni. Ricadute su una vastissima comunità di operatori economici a tutti i livelli. Nella fase di realizzazione dell'Einstein Telescope, nel triangolo tra Lula, Bitti e Onanì, tre bracci sotterranei di dieci chilometri ciascuno, si svilupperanno effetti diretti e indiretti capaci di rimettere in moto l'economia di un'intera Regione e non solo.

Nove anni per la sfida

Nei nove anni pianificati per la realizzazione del più grande misuratore di onde gravitazionali al mondo si calcola un effetto moltiplicatore con una miriade di imprese coinvolte nella costruzione dell'infrastruttura. La stima dei costi è in fase di definizione ma il piano depositato nella chat riservata dei ricercatori è chiaro: l'opera sotterranea dovrebbe costare un miliardo e settecento milioni. Una cifra imponente ripartita su cinque macrocategoria di spesa.

Il sistema di vuoto in costruzione in Giappone (L'Unione Sarda)
Il sistema di vuoto in costruzione in Giappone (L'Unione Sarda)
Il sistema di vuoto in costruzione in Giappone (L'Unione Sarda)

Un miliardo per il tunnel

Per realizzare i tunnel del Sito è stimato un costo di un miliardo, per la costruzione dei tubi sotterranei, chiamato "Sistema di vuoto", 497 milioni di euro, per l'impianto di Criogenia, per raffreddare il sistema 48, per l'isolamento sismico 52, per l'ottica 157. La ricaduta economica dell'investimento è affidata a regole codificate. La capacità di moltiplicare l'indotto è una proiezione finanziaria consolidata: l'effetto complessivo sul piano economico dell'intervento è stimato in 6,184 miliardi di euro. Un piano di rinascita senza precedenti con una crescita del prodotto interno lordo di 2,263 miliardi euro. A questo si aggiunge una ricaduta occupazionale imponente: nei 9 anni di costruzione, considerando effetti diretti e indotti, è stimato l'impiego in 36.085 unità.

Indotto locale

Il 65-75% dell'impatto sarà a livello locale, regionale e nazionale, pari ad un volume d'affari di 4,329 miliardi di euro. In ballo ci saranno le aziende delle rispettive filiere dell'edilizia, della meccanica, studi tecnici ingegneristici, geologici, trasporti, rivendita al dettaglio ed ingrosso, ospitalità e ristorazione. A regime l'impatto sarà decisivo per il futuro. Ogni anno si registreranno transazioni finanziarie legate al funzionamento dell'Einstein Telescope per 127,5 milioni di euro ipotizzando, per convenzione, una durata dell'attività di 30 anni. L'impatto potenziale sull'occupazione, considerando effetti diretti e indotti, è stimato in 713 unità annue, escludendo i ricercatori in visita e i dipendenti del Telescopio di Einstein. A Lula, nel cuore della terra del silenzio, dove non si sentono nemmeno i grilli, la sfida per lo spazio è appena iniziata.

Mauro Pili
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