L’avviso di pagamento per l’occupazione del suolo pubblico è arrivato, ma le otto attività commerciali di Via Dettori, a Cagliari,  hanno le serrande abbassate da ormai due mesi, quando furono costrette alla chiusura per un rischio crolli. Solo un atto dovuto, quello del Comune. Forse un automatismo dell’ufficio Tributi, in attesa di una sospensione delle cartelle esattoriali, promessa e non ancora attuata. Ma che fotografa una realtà che assume ogni giorno di più i contorni dell’incubo. 

Lo sta vivendo anche Francesco Alba, titolare di “Buffhouse – Wine Therapy e Bistrot”, costretto a pagare i Tfr e licenziare i dipendenti, ma senza ancora aver ricevuto alcun ristoro: «Ci sono dei fondi che sono stati stanziati a copertura delle attività economiche di Via Dettori», dice ai nostri microfoni, «speriamo e confidiamo che i tempi siano celeri perché ne abbiamo veramente la necessità».

Il danno economico, infatti, è enorme e piuttosto facile da calcolare: l’esatta differenza tra il fatturato dei primi due mesi del 2022 e lo zero attuale del 2023. Ma non solo, come spiega la legale Francesca Bertini: «Le attività avranno grosse difficoltà a sopravvivere e rimanere aperte. Hanno investito per acquisire clientela, anche sui social media, e la chiusura prolungata comporterà un’importante perdita di reputazione e a livello del brand».

Intanto, però, le cause non sono state individuate: «Siamo in pieno accertamento tecnico preventivo», spiega l’avvocata, «abbiamo formulato ipotesi ma non ci sono certezze. L’opinione diffusa è che si sia verificato uno smottamento nel sottosuolo, legato ad una perdita d’acqua nelle condutture, ma sarà il consulente tecnico a chiarire quanto successo».

Ora la paura di Bertini è che l’emergenza cada nel dimenticatoio: «A gennaio c’è stata una grande attenzione, abbiamo fiducia che il silenzio di febbraio non diventi oblio. Chiediamo che ci sia memoria».

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