La Sardegna la conosce fin da bambino. Con il passare delle estati è rimasto affascinato da Tharros e dal suo mare cristallino, dalla spiaggia dei chicchi di quarzo e ovviamente dai sardi. Nel 2021 Is Arutas potrà ammirarla anche d'inverno.

Andrea Crisanti non è solo un virologo di fama internazionale, non è solo dirigente del Dipartimento Microbiologia e virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova, non è solo l'esperto più seguito in Italia ma a breve sarà anche consulente della Regione per combattere il Covid.

Benvenuto in Sardegna.

«Grazie. In realtà arriverò subito dopo l'Epifania per collaborare con il team della Regione per utilizzare al meglio i tamponi rapidi, e non solo».

È quel "non solo" che interessa.

«Vogliamo organizzare un piano preciso per utilizzare appunto i tanti tamponi rapidi che abbiamo disponibili, concludere lo screening con quelli molecolari e diminuire così il numero di infetti».

Insomma il "modello Vo'" sbarca nell'Isola: via ai controlli a tappeto.

«Dobbiamo studiarla bene ma sì, diciamo test di massa per arrivare a zero trasmissioni. L'obiettivo è rendere l'Isola "Covid free" entro l'estate. O quanto meno ci proviamo».

Perché proprio la Sardegna?

«Intanto partiamo già con una condizione favorevole visto che abbiamo un Rt sotto l'uno. Poi c'è una bassa densità di popolazione e questo agevola per svolgere i test».

Sì, ma l'età media è alta.

«Ma guardi, questo non è un problema. È chiaro che la popolazione è più vulnerabile ma ai fini della trasmissione ormai l'età alta non c'entra molto».

Quindi questa operazione scatta a inizio del nuovo anno?

«Assolutamente, sarebbe inutile iniziarla adesso, a ridosso delle feste e con i maggiori flussi turistici. E credo che un posto importante in questo piano lo occuperanno le scuole, dove faremo subito i test rapidi e poi completeremo l'iter negli altri ambienti».

Sardegna a zero casi sarebbe un traguardo unico, ma poi quel numero va difeso.

«Mi faccia dire che l'Isola nell'estate scorsa è stata vittima di decisioni che non hanno preservato il suo patrimonio. Detto questo, ha ragione: la vera sfida sarà quella di mantenerla Covid free».

E come si fa?

«Beh, in questo caso io posso offrire suggerimenti. Una soluzione potrebbe essere quella di organizzare ingressi controllati».

Il presidente della Regione l'estate scorsa aveva proposto il passaporto sanitario.

«Anche, far entrare solo chi dimostra di avere un test negativo e in mancanza di questo far trascorrere quattro, cinque giorni in casa».

Essere Covid free non vuol dire non fare i vaccini.

«Assolutamente no. Vuol dire che non esiste trasmissione del virus per cui la campagna di vaccinazione poi si può svolgere con maggior calma».

Insomma, saranno mesi di duro lavoro.

«La grossa sfida è quella di abbattere la trasmissione, come abbiamo detto. Ma è una sfida "aggredibile", che si può vincere. Il bello però viene dopo».

Cioè?

«Possiamo dividere il nostro piano in tre parti. La prima: pianificare in maniera capillare l'analisi con i test rapidi, poi eliminare i casi residui con quelli molecolari. E infine il terzo step: mantenere lo scenario ottimale».

Sull'analisi dei tamponi molecolari forse la Sardegna fa fatica.

«Come numeri direi di sì. Dobbiamo raddoppiare, arrivare a diecimila esiti al giorno ma credo che in quattro, cinque mesi questo si possa fare».

In questi giorni nell'Isola ha fatto discutere soprattutto un punto dell'ultimo Dpcm: vietare gli spostamenti tra Comuni nei tre giorni di festa.

«Bisogna avere buon senso perché il periodo è quello dove la trasmissione si può spargere più facilmente. Credo che questo sacrificio servirà per il bene di tutti. Capisco che in Sardegna questo limite possa essere sentito maggiormente rispetto ad altre parti d'Italia però se pensiamo che tra sei mesi il Covid da queste parti non esisterà più allora il sacrificio si fa più volentieri».

Michele Masala

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