Innumerevoli prelevamenti allo sportello per un totale di oltre 9.500 euro, un assegno da 2.700, quattro bonifici da circa 10mila euro complessivi. Denaro di proprietà di un’anziana donna residente nel Medio Campidano, incapace di provvedere a se stessa, e tuttavia utilizzati in ipotesi per scopi personali da chi, tenuto conto del ruolo, doveva occuparsi del suo sostentamento.

23mila euro

Cinque anni di esborsi, dal 2015 al 2020, passati al setaccio dagli investigatori dopo l’arrivo di un esposto riguardante il presunto raggiro subito dalla pensionata novantenne e confluiti ora nell’atto di conclusione delle indagini notificato dal pubblico ministero Ginevra Grilletti alla presunta responsabile: l’avvocato cagliaritano Daniela Caliendo, già in passato (novembre 2020) sotto accusa per una vicenda identica terminata con la decisione di patteggiare 22 mesi di reclusione. Peculato il reato contestato oggi e allora; in quel caso secondo il pm Andrea Vacca la professionista aveva utilizzato illecitamente circa 20mila euro di proprietà della persona da assistere, stavolta l’imputata deve rispondere di spese non consentite per circa 23mila euro.

Abitazione e indumenti

Denaro con cui, in base a quanto ricostruito da inquirenti e investigatori, aveva pagato i lavori di ristrutturazione della propria abitazione e provveduto ad acquistare abbigliamento femminile. Per quanto ipotizzato al momento, Caliendo era stata nominata amministratrice di sostegno di una donna nata nel 1930 e, in virtù del ruolo, aveva la possibilità di utilizzare i conti correnti dell’anziana al Banco di Sassari e al Banco di Sardegna: accesso consentito solo per provvedere alle necessità della propria assistita. Invece, tesi della Procura ancora tutta da dimostrare, avrebbe approfittato della situazione (e delle somme calcolate dagli investigatori) per coprire spese di natura personale attraverso bonifici, assegni e prelevamenti allo sportello.

Causali e beneficiari falsi

In alcuni casi nei bonifici sarebbero stati indicati causali e beneficiari falsi relativi a presunte spese di alloggio e sostentamento a favore dell’anziana o di sistemazione della sua abitazione (con il rinnovamento di infissi e serrature), mentre in realtà nell’ipotesi del pm il denaro era stato utilizzato dalla legale per ristrutturare la propria casa e portare a termine acquisti in un negozio di indumenti femminili. In un caso alcune migliaia di euro erano state versate in un conto delle Poste cointestato all’avvocato e a un’altra persona. Impossibile invece risalire all’uso dei circa 9.500 euro prelevati in contanti.

Il difensore

Al momento Caliendo (che non ha voluto commentare la vicenda) è difesa di fiducia dal collega Massimo Ledda.

An. M.

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