In pochi giorni l'Ispettorato del Lavoro di Cagliari-Oristano ha scoperto otto casi di truffa aggravata in merito al reddito di cittadinanza.

Si tratta di cittadini che, pur beneficiando del contributo, lavoravano in nero.

Alla loro individuazione gli operatori sono arrivati incrociando i dati delle ispezioni effettuate con quelli della banca Inps in cui si trovano i beneficiari del reddito di cittadinanza.

Per tutti i casi scoperti - sei nel settore edile - partirà la segnalazione all'Inps per l'adozione dei provvedimenti di competenza e alla Procura competente per territorio.

Chi lavora in modo irregolare e risulta beneficiario del reddito di cittadinanza rischia di essere incriminato per truffa aggravata ai danni dello Stato perché, al momento della presentazione dell'istanza, ha taciuto l'esistenza del rapporto lavorativo.

La condanna prevista è quella della reclusione fino a sei anni e la revoca del reddito, con obbligo inoltre di restituire quanto percepito e l'impossibilità di chiedere di nuovo il sussidio prima che siano trascorsi 10 anni dalla condanna.

Mentre nel caso in cui venga accertato che il lavoratore in nero, pur non essendo direttamente percettore del reddito, fa parte del nucleo familiare di una persona che ne beneficia la conseguenza sarà la decadenza dal percepimento.

Esistono inoltre gravi conseguenze per il datore che utilizzi, in nero, personale che riceve il reddito di cittadinanza: non soltanto non è ammesso al pagamento in misura ridotta in caso di regolarizzazione della posizione assicurativa e contributiva del lavoratore, ma è addirittura prevista una maggiorazione del 20% sulla sanzione.

La multa arriva così ad ammontare, anche per un solo giorno di lavoro, a 4.320 euro e cresce poi esponenzialmente in caso di periodi più lunghi.

(Unioneonline/s.s.)
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