Sono interminabili le attese nei Pronto soccorso di Cagliari: si arriva anche a 20 ore, come nel caso di una 80enne al Santissima Trinità per finire poi con «dimissioni senza diagnosi e senza una cura, solo ulteriori analisi, che dovremo fare in privato».

E un’altra donna, venerdì scorso, rimasta ad aspettare per tredici ore.

«Continuiamo a segnalare i problemi, ma non cambia mai nulla», sottolinea Giorgio Pia, ex responsabile del Pronto soccorso e della Medicina d'urgenza del Santissima Trinità in pensione, e oggi presidente del Tribunale del malato. «Ci sono code interminabili, i soccorritori del 118 bloccati per ore in attesa della presa in carico del paziente. E poi medici, infermieri e Oss costretti a turni massacranti per far fronte alle sacrosante urgenze dell'utenza. Problemi che si legano all'assenza di medicina del territorio».

Al Santissima Trinità ci sono soltanto due medici (ce ne dovrebbe essere almeno uno ulteriore), l'area dell'Obi (Osservazione breve intensiva) è in fase di restyling e a disposizione ci sono solo tre medicherie. Non solo, la Tac è ancora fuori uso e per gli esami è necessario il trasferimento nel reparto di Radiologia, a bordo di un'ambulanza nel piazzale dell'ospedale, con tempi impressionanti.

«Il sistema rischia il collasso – avverte Pia -, e i carichi di lavoro per gli operatori aumentano le probabilità di errore umano».

Cristina Cossu

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