Lavoratori della aziende sanitarie della Sardegna in piazza a Cagliari per chiedere la riapertura in sicurezza delle attività ordinarie, ospedaliere e ambulatoriali.

Ma per fare questo, sostengono i sindacati della Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil - che hanno organizzato il sit-in - "servono nuove assunzioni urgenti di medici, infermieri e del personale tecnico".

Per Fulvia Murru di Uil Fpl "occorre un piano straordinario di assunzioni, quelle fatte in questo periodo non bastano neanche per coprire le uscite per quota 100, poi bisogna potenziare la medicina territoriale e aumentare definitivamente i posti letto di terapia intensiva e sub intensiva".

La sindacalista fa notare che "ci sono 42 milioni nel "decreto Rilancio" per la Sardegna da rendere strutturali, bisogna avere la capacità di individuare i punti di debolezza del sistema sanitario regionale e fare interventi migliorativi per dare servizi di qualità".

Inoltre, "se si vogliono recuperare i mesi di blocco causati dal lockdown, bisogna far lavorare gli ambulatori e i servizi di diagnostica h 24". Roberta Gessa (Funzione pubblica Cgil), ricorda che "lo stato di agitazione di tutta la sanità sarda è cominciato due mesi fa, abbiamo incontrato le aziende sanitarie e l'assessore, ma ancora non c'è stato alcun tipo di riscontro: oggi diciamo che bisogna procedere immediatamente con le assunzioni perché i servizi rischiano di chiudere".

C'è anche la partita economica: "Gli operatori sardi - spiega Gessa - sono i meno pagati d'Europa e in Sardegna vengono stanziate risorse per tutti ma non per la sanità e per i lavoratori che tengono in piedi i servizi".
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