Cresce la rabbia tra residenti e commercianti della Marina, nel  tratto di via Dettori, dove casa e attività sono chiuse da oltre 110 giorni. Nessuno è in grado di indicare la data del possibile ritorno alla normalità.

Gli abitanti, dopo l'evacuazione legata alla presenza di crepe negli stabili e al rischio crolli, continuano a vivere ospiti di familiari e amici. Qualcuno è finito in albergo. E un residente, un ambulante del Bangladesh, Samuel Amu, 44 anni, secondo piano, numero civico 39, è stato costretto a rimandare moglie e figli a casa. «Per due mesi»,  spiega nel corso di un incontro in strada con la stampa organizzato per denunciare la gravità della situazione, «ho dormito nella moschea».

Una coppia di cagliaritani, da quel 13 gennaio, gira con le valigie da un'abitazione di parenti all'altra in attesa di una chiamata per il ritorno a casa. Ma la chiamata - spiegano - non arriva mai. «Nessuno è in grado di indicarci - denuncia un altro residente, Samuele Russo - una data. Se devo prendere in affitto un appartamento qualcuno mi dica per quanto tempo. Nessuno si sta chiedendo come stanno vivendo i residenti in questo lungo periodo. Non vediamo all'orizzonte delle garanzie: non abbiamo notizia di tempi e risorse a disposizione. L'impressione è che manchi una cabina di regia».

Buio pesto anche per le sette (ma una ha potuto riaprire) attività commerciali. Buffhouse ha dovuto licenziare cinque dipendenti: «Ho protestato anche con Google», spiega il gestore Francesco Alba, «ora al posto della foto del locale c'è l'immagine del cantiere. Un danno di immagine, ma non solo. La Regione aveva garantito 500mila euro per le attività, ma nessuno ha visto un centesimo».

Anche chi può lavorare si lamenta. Claudio Crisafi per alcuni metri è fuori dall'area chiusa: «Ma non è più la stessa cosa non c'è più il passaggio di prima: stiamo parlando di un tratto di strada che ogni giorno veniva attraversato da tantissime persone e da molti turisti. Anche le attività della zona stanno soffrendo. Bisogna accelerare i tempi per la riapertura».

(Unioneonline)

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