Cagliari, in piazza contro la Rwm di Domusnovas
I manifestanti chiedono alla presidente Todde di «fare la scelta giusta» e di bloccare l’espansione della fabbricaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ancora una manifestazione in piazza contro la fabbrica di armamenti Rwm Italia di Domusnovas. Questa sera centinaia di persone si sono radunate sotto la sede del Consiglio regionale, in via Roma a Cagliari, per chiedere lo stop all’ampliamento dello stabilimento e ribadire il no alla produzione di bombe e droni in Sardegna.
A organizzare la protesta sono stati il Comitato sardo di solidarietà con la Palestina e l’associazione Amicizia Sardegna-Palestina, che hanno rivolto un appello diretto alla presidente della Regione Alessandra Todde.
I manifestanti le chiedono di «fare la scelta giusta» e di bloccare l’espansione della Rwm, ricordando le sue dichiarazioni, durante la presentazione del progetto Sardinia Peace Island, in cui aveva definito la Sardegna «una terra di pace e solidarietà».
«Dimostrate che non erano solo parole vuote e che la Sardegna vuole davvero essere parte attiva nella costruzione della pace», si legge nel documento diffuso dai promotori della manifestazione.
L’appello arriva pochi giorni dopo la sentenza del Tar che ha accolto il ricorso presentato dalla Rwm contro la Regione Sardegna, imponendo all’amministrazione un nuovo pronunciamento entro sessanta giorni sull’autorizzazione ai lavori di ampliamento dello stabilimento. Una decisione definita dai movimenti «vergognosa» e «un ennesimo schiaffo alla Sardegna», accusando lo Stato di «sacrificare la nostra terra sull’altare della guerra e dello sfruttamento».
La Rwm, controllata dal gruppo tedesco Rheinmetall, produce bombe e ordigni esportati in diversi Paesi, tra cui l’Arabia Saudita. L’8 ottobre scorso la società ha annunciato un progetto di ampliamento volto a includere la produzione di droni, in collaborazione con la compagnia israeliana UVision Air Ltd., partner dell’esercito israeliano.
«Ciò che viene costruito nella nostra terra contribuisce alla distruzione di altre vite», hanno denunciato gli organizzatori, che collegano la produzione militare sarda ai bombardamenti sulla popolazione palestinese.
