I toni si accendono in fretta: "Ma sta scherzando? Che si vergognino, io per avere una casa ho dovuto sfondare", racconta una donna sulla trentina chiedendo l'anonimato.

"Sa cosa le dico? Chi ha davvero bisogno non sta certo a fare distinzioni tra quartieri. Un alloggio vale l'altro, soprattutto quando l'alternativa è la strada".

Tra i palazzoni popolari di via Seruci, l'indignazione è tanta.

I settanta "no" ricevuti dal Comune pesano, sino a diventare un affronto nei confronti di chi da anni attende - vanamente - una sistemazione.

"Troppo pericoloso per poterci vivere", secondo gli assegnatari che hanno preferito rinunciare, ma i residenti non ci stanno.

"Tanti pregiudizi, qui ci abitano persone perbene".

BENEFICENZA - "È veramente assurdo - sbotta Tania Perdisci, trentaquattro anni, casalinga -. Qui io ci sono nata e cresciuta. Non mi è mai successo nulla, come vede sono ancora viva. E così i miei cinque figli, mai capitato qualcosa di spiacevole, anzi, qui ci si aiuta a vicenda".

Lei ne è la prova. "Ogni giorno, quando preparo il pranzo per la mia famiglia, aumento le quantità. Così riesco a distribuire qualche pasto a chi ne ha più bisogno. Oggi ho preparato penne panna, speck e zucchine".

Parla dalla finestra al primo piano, davanti a lei quattro uomini sembrano apprezzare il menù.

"Questo è un quartiere come tutti gli altri, ci sono famiglie di tutti i tipi. Trovi chi come me fa beneficenza e magari qualche maleducato, ma arrivare a rifiutare un appartamento mi sembra veramente incredibile. Soprattutto considerando quanto è difficile riuscire a farsene assegnare uno".

LE REGOLE BASE - Giovanni Pani ha le idee chiare: "Quando uno lavora e si fa gli affari propri non viene disturbato da nessuno. Ma sono convinto che funzioni così dappertutto, anche nei quartieri residenziali", osserva.

"Certo, forse non è il posto migliore dove far vivere e cresce dei minori, ma non si può generalizzare. Ovunque si possono trovare onesti e delinquenti. Io cancellerei dalle graduatorie per sempre chiunque rifiuti la casa che gli assegnano perché il quartiere non gli sta bene. Cioè, stiamo parlando di gente in fila da anni per poter dare un tetto ai propri figli, di gente che ha tentato anche di togliersi la vita per la disperazione".

L'ANONIMATO - È difficile riuscire a vincere la diffidenza della gente del posto. In tanti vanno dritti e altri sembrano avere un'incredibile è improvvisa fretta.

"Io abito nella casa albergo di via Tiepolo, se lo dessero a me un alloggio qui sarei non felice, di più", spiega Gabriel Loddo.

"Sto in una camera con altre quattro persone, ma meglio quella della strada", dice con assoluta convinzione. "È scandalosa questa cosa della casa rifiutata".
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