«Siamo stati aggrediti dai dipendenti dell’Arpas». La grave accusa arriva dal segretario regionale della Uil Fpl, Giampaolo Spanu, che ha scritto ai vertici della Regione, dalla presidente Todde in giù, e a tutti i capigruppo del Consiglio regionale.  E punta il dito: «Tutta colpa della Cgil». Immediata la replica: «Dichiarazioni che qualificano chi le rilascia»

Ieri, mercoledì 4 dicembre, si è tenuta una riunione nella sede dell’assessorato al Personale: i dipendenti  dell’agenzia per la protezione dell’Ambiente chiedono l’applicazione del contratto del comparto della Regione e non quello della Sanità, al quale al momento sono legati. Sotto il palazzo c’era un presidio di lavoratori, che aspettano la svolta da tre anni. 

«Io  e il collega di segreteria Paolo Mulè», racconta Spanu, «siamo stati oggetto di una violenta aggressione, al limite dello scontro fisico, da parte di dipendenti dell’Arpas». Secondo il racconto, i due stavano lasciando lo stabile dopo la riunione con il Coran  «e al momento di prendere l’auto una quarantina di facinorosi è entrata nel parcheggio:  hanno iniziato a minacciare ed insultare, cercando di provocare lo scontro fisico».

Spanu parla di «violenza tale che siamo stati costretti a chiuderci in macchina, assediati da questa gentaglia che continuava a insultare, minacciare e provocare, impedendoci di muoverci. Siamo perciò stati costretti a chiamare il 113 e a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine, che sono arrivate dopo circa mezz’ora». La vicenda si è chiusa «dopo quaranta minuti di assedio e di sostanziale “sequestro”». 

Una cosa del genere, sottolinea il sindacalista, «non era mai accaduta nella storia dell’attività sindacale del comparto Regione-Enti regionali. La responsabilità morale, a parte quelle personali di chi ha fatto le cose materialmente», è l’attacco frontale, «è della segretaria della Cgil Fp, che ha convocato una assemblea di iscritti e simpatizzanti dell’Arpas sotto la sede dell’assessorato, creando le premesse per far succedere quello che è successo».

A essere chiamata in causa è Roberta Gessa, segretaria generale FP Cgil Sardegna: «Certe dichiarazioni qualificano chi le rilascia», esordisce, contattata telefonicamente: «Spanu ha deciso di non firmare un accordo atteso», prosegue la sindacalista, «ed è uscito prima del termine della riunione. Lì sotto, ad attendere di capire come sarebbe finita, con in corso un incontro convocato dopo tre anni, c’era un presidio di lavoratori con due trombette, un fischietto e uno striscione. Altro che facinorosi».

E sulla sua presunta responsabilità morale? «Valuto», annuncia Gessa, «se tutelare in altre sedi la mia persona e il sindacato che rappresento». 

(Unioneonline/E.Fr.)

© Riproduzione riservata