Scattavano le foto per evitare di prendere appunti mentre venivano proiettate le diapositive durante le lezioni. Ma quelle immagini nella memoria degli smartphone degli studenti della  facoltà di Lingue dell’Università di Cagliari, che risalgono ai giorni scorsi, ora hanno tutto un altro significato.

Dopo il crollo dell’edificio che li ospitava fino a qualche ora prima, l’attenzione  viene attirata da quelle crepe che si intravedono sopra le loro teste, al secondo piano.  

Non è il solaio, ma è un pezzo del controsoffitto. È filato: potrebbe trattarsi di una normale conseguenza di un assestamento della struttura. Oppure, vista la devastazione delle 22 di mercoledì notte, quelle tracce nere potevano essere dei segnali, sottovalutati, di un cedimento imminente. 

Le crepe potrebbero essersi formate perché era in corso una rotazione delle pareti. E il movimento è stato tale da far collassare tutto, anche andando a forzare su strutture danneggiate dall’umidità: la chiazza si vede in un’altra immagine. 

Sui gradoni dell’aula magna, poi, che stava al piano terra, sono evidenti delle fenditure coperte dal verde di quello che sembra essere linoleum. Un basamento in muratura che si stava aprendo? O solo un rialzo vuoto? 

Saranno le indagini della Procura a stabilire la verità. Quel che è certo è che i ragazzi si erano accorti che qualcosa non andasse. E per loro quelle foto sono la conferma dei loro sospetti. 

“Eravamo lì da solo due settimane”, ha detto la rappresentante degli studenti della Facoltà, Sara Piu, “c’erano stati dei lavori di recente. Ed è venuto giù tutto. Saremmo potuti morire tutti”. 

Un elemento fa riflettere gli addetti ai lavori: il crollo (per fortuna) è avvenuto quando all’interno non c’era nessuno. Quindi non c’era alcun carico sui solai. Significa che la struttura era al limite della resistenza. E l’ha superato. 

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