«Devono passare sul mio corpo, nessuno demolirà questa nave»: lo diceva con forza e convinzione qualche giorno fa dalle colonne de L’Unione Sarda Salvatore “Dodo” Pergola. Era davanti alla Gennaro Cantiello, a Su Siccu, nel mare di Cagliari. Era davanti alla Gennaro Cantiello, l’imbarcazione  che trasportò i detenuti al carcere dell’Asinara (il brigatista Renato Curcio, il boss Raffaele Cutolo  e Matteo Boe, tra gli altri), ridotta a un relitto, al centro di  una contesa con Autorità portuale e Capitaneria di porto. 

Dove non hanno potuto le autorità, sono intervenuti tempo, abbandono e ruggine: la Gennaro Cantiello oggi è semiaffondata, come dimostrano le immagini pubblicate sul canale “La Zona” del giornalista Antonello Lai.  

Quarantatré metri d’acciaio, finiti tra le mani dei legali, in un braccio di ferro con l’Autorità portuale che va avanti dal 2014 e non si placa. «Io non mi arrendo, lotterò sino a quando avrò forze», diceva Pergola, che da proprietario aveva ricevuto l’ordine di demolizione al quale non ha mai dato seguito. Ora quel pezzo di storia è per metà sott’acqua. Il resto affiora solo perché in quel punto il fondale è basso. 

(Unioneonline/E.Fr.)

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