Nel 2017 i dati del ministero dei Trasporti avevano svelato: in Sardegna c'erano 400 titolari di patente con zero punti sul documento di guida. Percentuale notevole. La quota di partenza uguale per tutti (20 punti) era stata azzerata per il superamento dei limiti di velocità, la guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, l'utilizzo del telefonino mentre si era al volante. Violazioni frequentissime. Nello scorso anno le sole casse del Comune di Cagliari avevano accolto 1,3 milioni di euro grazie alle sanzioni e alle multe inflitte agli indisciplinati automobilisti che percorrevano le strade della città. A questi numeri già significativi ora si aggiungono quelli, ugualmente riferiti al 2018, riguardanti il numero di promozioni all'esame di guida: nell'Isola ottiene la tanto desiderata tessera il 69,8 per cento dei candidati contro la media nazionale dell'85,5 per cento. La nostra regione è ultima in Italia. Dati elaborati dal centro studi di AutoScout24 sulla base di quelli forniti dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.

C'è un problema? Sembra evidente. Perché? Difficile dare una risposta unica. Scarsa attitudine dei futuri patentati allo studio del codice stradale, poco interesse alla sua applicazione pratica, insufficiente conoscenza delle regole, manica troppo larga da parte di qualche scuola guida che alla fine sforna automobilisti impreparati: tutte ipotesi valide, e c'è da aggiungere che i numeri potrebbero essere ben più elevati se le forze dell'ordine non avessero gli uomini contati e, spesso, impegnati in altri e più gravosi controlli. L'anno scorso nell'Isola si sono iscritte agli esami quasi 19 mila persone. A Cagliari ne sono state promosse 5.978, a Sassari 3.682, a Nuoro 1.944 e a Oristano 1.417. Analizzando la percentuali le posizioni si invertono, perché la provincia migliore è Oristano (89,9 per cento di promozioni) seguita da Nuoro (89,1 per cento), mentre Cagliari e Sassari si fermano al 62,1 e al 69,9 per cento.

La difficoltà nel superare un esame che deve giocoforza essere complicato visti i rischi connessi alla guida (la capacità di muoversi nel traffico, il calcolo e il rispetto delle distanze di sicurezza, l'obbligo di prestare la massima attenzione e di comprendere il significato della segnaletica, la necessità di avere i riflessi pronti e dunque di essere concentrati su ciò che si fa e che accade intorno) si palesa al momento di prendere il volante tra le mani. Solo nel capoluogo si assiste giornalmente a conducenti - giovani, maturi e anziani: la casistica è vasta - che guidano tenendo con una mano lo sterzo e con l'altra il telefonino, occupano il centro della carreggiata anche nel caso le corsie siano due per senso di marcia, percorrono quella di sinistra (destinata al sorpasso) a un'andatura eccessivamente bassa, parcheggiano in doppia fila e non di rado in terza, lasciano l'auto davanti ai cancelli dei condomini o in piena curva, svoltano a destra o sinistra senza usare la freccia, circolano con gli stop malfunzionanti o guasti, si fermano davanti alle scuole per recuperare i pargoli incuranti della fila retrostante. Schiacciano il clacson, abitudine impossibile da eliminare, pochi millesimi di secondo dopo la comparsa del verde al semaforo anche se la loro macchina è decima della fila. Si attaccano al retro del veicolo che precede come a volergli suggerire di accelerare. Usano gli abbaglianti anche nel traffico. Lasciano le luci accese pur se parcheggiati contromano e coi fari rivolti a chi gli va incontro, diminuendo la visibilità. La maleducazione è imperante almeno quanto la convinzione di poter disporre a piacimento della strada.

Il capitolo "incertezza" non è meno preoccupante. L'insicurezza nell'eseguire una manovra, l'immettersi a 30 chilometri orari in una strada a scorrimento veloce dove si sfreccia a 80 chilometri orari, impegnare una rotatoria e fermarsi per dare la precedenza a chi arriva da destra (non sapendo che in quel caso passa prima chi è già dentro la rotonda), percorrere una salita senza mai cambiare marcia e dunque rallentare metro dopo metro, la difficoltà nello "spuntare". Ogni giorno è possibile assistere a decine di violazioni e comportamenti censurabili.

La soluzione, invocata a gran voce, sarebbe riempire i quartieri di agenti della Polizia municipale muniti di penna e taccuino e pronti a elevare verbali su verbali. Poi però scatterebbe la polemica sull'eccesso di zelo dei vigili e sulla volontà dell'amministrazione cittadina di fare cassa. E allora? Certo il numero di pattuglie è troppo basso rispetto al necessario, ma il problema è cronico e legato alle insufficienti disponibilità in seno ai Comuni per fare assunzioni e pagare stipendi. Come in altri campi, si può ipotizzare che la soluzione sia insegnare regole e comportamenti ancora prima di arrivare ai 18 anni. Già a scuola magari, con l'introduzione di lezioni apposite. E una maggiore severità delle scuole guida. Forse il problema non sarebbe del tutto risolto, ma è ipotizzabile una sua forte diminuzione. Certo, ogni tanto una multa di quelle da ricordare non guasterebbe. Ovviamente, tutto questo vale anche (e principalmente) per chi scrive.
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