L’operazione è blindata in una lettera rimasta “segreta” tra ambasciatori. La missiva è siglata da un codice alfanumerico: SA 105863. L’oggetto è rigorosamente in inglese: Extension of the restructuring and concession of Abbanoa. Tradotto: modifica delle condizioni di salvataggio di Abbanoa, la società pubblica che gestisce dal 2004 il servizio idrico della Sardegna. Il contenuto è molto più di una confessione del misfatto originario. Dietro le formule tecniche e giuridiche c’è un piano esplicito: l’affidamento ai privati, attraverso una gara internazionale, della gestione dell’acqua in Sardegna.

Blitz sottotraccia

Sino ad oggi il piano di privatizzazione era stato tenuto sottotraccia, segreto per molti. Ora, però, esce palesemente allo scoperto con il diniego europeo a posticipare la gara internazionale destinata a “regalare” ai privati il servizio idrico. Appalto da definirsi entro e non oltre dicembre 2025. La gestione dell’acqua, come è facile immaginare, è una delle questioni più delicate del futuro dell’Isola. Un affare miliardario che riguarda oltre 750 mila utenze, un patrimonio di reti ed impianti che non ha eguali, costato un’infinità di denari pubblici, sia in termini di investimenti infrastrutturali che per quanto riguarda le risorse umane. Decine di miliardi di euro di investimenti in 75 anni di autonomia, centinaia di milioni di fondi statali, europei e regionali.

Partita a scacchi

Quella che si sta giocando nel silenzio più assoluto è una vera e propria partita a scacchi, tutta contesa sottobanco blindando nelle segrete stanze della Regione un piano di privatizzazione scellerato. Uno scenario che rischia di cancellare scelte strategiche fondamentali che avevano individuato, con il Piano d’ambito del 2002, la gestione pubblica dell’acqua come condizione essenziale per il futuro dell’Isola. E del resto, i sardi, sulla contrarietà all’affidamento ai privati della risorsa idrica, erano stati chiari: con il 98,6% al referendum avevano respinto la privatizzazione dell’acqua. Un plebiscito senza appello: 801.300 sardi avevano votato contro la gestione privata dell’acqua. Il Referendum del 12 e 13 giugno del 2011 segnò un punto di non ritorno sulla contrarietà sarda a qualsiasi ipotesi di privatizzazione del «bene acqua».

Accordo galeotto

Come se niente fosse, invece, nel 2013 la Regione trattò, segretamente, con l’Europa la “ristrutturazione” finanziaria di Abbanoa. Nei patti siglati con Bruxelles si prevedeva una ricapitalizzazione “pubblica” della società idrica devastata dai debiti e da una gestione da carrozzone pubblico. ll nuovo “foraggiamento” regionale di Abbanoa prevedeva un esborso di ben 187 milioni di euro da attuarsi entro otto anni, con linee di credito bancarie e non solo, compreso un fondo di garanzia della stessa Regione di 42 milioni di euro.

“Dettaglio” privato

Nel silenzio più totale, in quell’occasione, fu negoziato un “dettaglio” devastante che emerge solo ora in tutta la sua virulenza. L’Europa, infatti, con la corrispondenza tra Ambasciatori rimasta chiusa nei cassetti dei Palazzi statali e regionali, datata 27 marzo 2023, finita nelle nostre mani e che pubblichiamo, ribadisce alla Regione che entro il primo gennaio 2026 il servizio idrico della Sardegna dovrà essere affidato e gestito da una società privata selezionata attraverso una gara internazionale.

Mai prima d’ora

Mai nella storia autonomistica della Regione, dal 1948 ad oggi, si era pianificata e decisa la “privatizzazione” di un servizio così importante come l’acqua, “costituzionalmente” e “universalmente” essenziale per la vita di un’intera comunità. La Sardegna, nonostante la gestione della risorsa idrica, da parte di Abbanoa, per essere benevoli, non goda di un tifo da stadio, ora rischia di conoscere uno dei momenti più delicati della sua storia con il possibile avvento di francesi o spagnoli al governo di un bene pubblico fondamentale come l’acqua. La lettera della Direzione Concorrenza della Commissione Europea, recapitata a Rue du Marteau a Bruxelles, è firmata da Manuel Martinez Lopez, il vice capo Unità, uno dei vertici della più invasiva diramazione comunitaria in materia di “Aiuti di Stato”.

Europa dei privati

Il destinatario della missiva è l’Ambasciatore italiano, Rappresentante permanente presso l’Unione Europea, una sorta di postino dello Stato di Roma in terra straniera. Il contenuto del documento europeo è tranchant: la richiesta di modifica della data di scadenza della concessione del servizio idrico della Sardegna della società Abbanoa è bocciata.

Aiuto condizionato

La sequenza dei fatti parte, come detto, dal 2013. In quell’occasione la Regione e Abbanoa avevano negoziato con Bruxelles un “aiuto” finanziario per la società idrica sarda in cambio di una riduzione degli anni di concessione del servizio, passando dall’originaria scadenza del 2028 al 2025. In pratica, secondo quell’accordo, «l’Italia si è impegnata a ridurre di tre anni la durata della concessione, dal 31 dicembre 2028 al 31 dicembre 2025, e ad “organizzare una gara aperta, trasparente e non discriminatoria per attribuire la concessione della fornitura del Servizio Idrico Integrato in Sardegna a partire dal 1° gennaio 2026”».

Il “golpe” privatizzazione

Il “golpe” privatizzazione, quindi, era stato siglato “silenziosamente” senza tenere in minimo conto dell’esito del referendum contro la cessione ai privati dell’acqua pubblica. Il 5 gennaio 2023 «le Autorità italiane hanno inviato alla Commissione europea una pre-notifica diretta ad ottenere una modifica della decisione della Commissione del 31 luglio 2013 – Aiuto per la ristrutturazione a favore di Abbanoa S.p.A.» che aveva subordinato l’autorizzazione all’aiuto di Stato in cambio della riduzione dei termini della concessione ad Abbanoa.

Senza troppa convinzione

A dire il vero, senza troppa convinzione e senza alcun concreto passaggio politico, era stata la Regione a chiedere un pronunciamento europeo sulla modifica di quella data, chiedendo di ripristinare la precedente scadenza del 2028. Nella richiesta di ripristino, tuttavia, non era stato minimamente affrontato il tema del rispetto dell’esito del referendum che aveva negato qualsiasi ipotesi di privatizzazione dell’acqua. Fatto sta che l’Europa ha bocciato senza appello quella richiesta palesemente “burocratica” e senza troppa determinazione della Regione: «la disciplina UE in materia di aiuti di Stato per la ristrutturazione di imprese in difficoltà non consente di rinegoziare un piano di ristrutturazione che sia già stato attuato». La richiesta regionale appena respinta è stata giudicata tardiva e irricevibile. Un dettaglio di non poco conto visto che la ristrutturazione di Abbanoa risultava “giuridicamente” completata già nel 2021, e solo prima di quella data poteva essere avanzata una rinegoziazione di quell’accordo “suicida” proteso alla svendita ai privati dell’acqua pubblica.

Scuse respinte al mittente

A nulla sono valse le pretese «pretestuose» della Regione di prorogare la concessione in virtù di un finanziamento del Pnrr ottenuto per il rifacimento delle reti idriche. Scrive l’Unione Europea: «Le Autorità italiane potrebbero (e dovrebbero) includere nei documenti di gara disposizioni volte a garantire che il vincitore della gara (sia esso lo stesso concessionario uscente o un nuovo concessionario) prosegua in modo corretto e tempestivo l’attuazione del progetto». Come dire non cercate scuse. Ora, in qualche remoto ufficio della Regione, si sta cominciando a scrivere la gara internazionale per “privatizzare” l’acqua dei sardi. Gli spagnoli di Acciona, ma soprattutto i francesi di Veolia, hanno già gli ambasciatori nei palazzi regionali. L’affare “privato” dell’acqua dei sardi fa gola a molti, anche in terra sarda.

(1.continua)

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