Barracelli sul piede di guerra per la mancata riforma del settore chiesta a gran voce dagli oltre 6000 operatori di polizia rurale. «È il caso di dirlo: tante promesse da marinaio! Nel frattempo, la Regione non ha trovato ancora una collocazione ben definita per i Barracelli, malgrado nel proprio Statuto siano inseriti nel comparto della polizia locale, rifiutando le proposte arrivate dalla base dagli operatori che ogni giorno si trovano a dover combattere con le problematiche operative causate dall’attuale legge n.25 del 1988 e ignorando i pareri del Ministero dell’Interno e della Giustizia. Se da una parte la Regione Sardegna si affanna a tenere a freno le proposte di riforma considerate “improponibili e inaccettabili”, dall’altra parte con protocolli di collaborazione e valutazioni di fine anno inciampa in questioni di coerenza con i suoi atti e dichiarazioni», scrivono in una nota Unione Barracelli e Sindacato Autonomo Barracelli.

«Ebbene sì - prosegue il documento - mentre i Barracelli richiedono una collocazione ben precisa nel comparto della “polizia locale rurale” essendo i Barracelli un’istituzione di polizia e di Guarentigia (garanzia) che nasce su volontà dell’amministrazione comunale e non per volontà dei singoli cittadini, la Regione Sardegna tenta invano di collocarli fra le forze del volontariato».

Eppure i Barracelli tutto l’anno danno una grossa mano per l’antincendio boschivo e nella protezione civile in generale, nella gestione di grandi eventi, nella sicurezza delle aree rurali, nel contrasto agli illeciti e reati ambientali.

«Dopo trentacinque anni dalla nascita della legge sui Barracelli, finalmente siamo stati chiamati a seguire i corsi di formazione tanto decantati dall’Assessore agli Enti Locali, Aldo Salaris. Peccato che durante la partecipazione al percorso formativo abbiamo ricevuto una formazione “disinformata”, ricca di lacune, sommarietà, imprecisione e impossibilità di contraddittorio. Insomma, un’ulteriore beffa per chi mette a rischio anche la propria incolumità personale e sottraendo tempo alla famiglia, per salvaguardare la nostra terra, senza considerare il dispendio di risorse pubbliche per un corso che ha ricevuto dei feedback assolutamente negativi già solo per le prime 5 lezioni dagli stessi discenti. In chiusura di legislatura ci riteniamo profondamente delusi da come ha lavorato la politica regionale per noi nel suo complesso», prosegue la nota.

«Ci sentiamo trattati come semplici garzoni di bottega degli “altri” che, ad ogni ora del giorno e della notte, richiedono l’intervento delle nostre pattuglie sempre e in maniera veemente quando necessitano di aiuto, ma che non ci concedono un minimo di dignità dopo che ci siamo fatti in quattro per aiutarli. Dubitiamo che nel tempo che resta prima delle elezioni regionali del 2024, si possa correre ai ripari senza scadere in misure arraffazzonate che deluderebbero per la loro incompletezza e imprecisione, come già accaduto nella scorsa legislatura. E sia chiaro, la solita e inflazionata scusa della pandemia, in questo argomento, non attacca!» chiude il comunicato.


 

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