Manifesti anti-Israele a Su Giudeu, il Pm archivia: «Non c’è reato»
Per il giudice «la condotta risulta espressione del principio di libertà di pensiero, e condivisibile o meno, non rientra nel raggio d'azione della norma penale»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Nei giorni scorsi era stata aperta di un’indagine, in Sardegna, per reati di propaganda e istigazione a delinquere e per violazione della normativa paesaggistica e ambientale, dopo l’affissione di cartelli contro gli israeliani a Su Giudeu, perla nel Comune di Domus de Maria. Sui cartelloni compariva la scritta (in ebraico e inglese): «I criminali di guerra non sono i benvenuti in Sardegna, e sono perseguibili dalla legge». Il riferimento, neanche a dirlo, è al conflitto nella Striscia di Gaza.
Il Pm incaricato del caso ha tuttavia respinto la richiesta di convalida del sequestro e l’informazione di garanzia, ritenendo insussistenti entrambe le ipotesi di reato avanzate dalla polizia. Secondo quanto riportato dall’associazione Libertade, che ha diffuso un comunicato sulla vicenda, il magistrato ha sottolineato che «l’articolo 604 bis punisce la propaganda discriminatoria solo quando questa si traduce in un’attività concreta capace di influenzare il comportamento altrui, spingendolo verso condotte illecite e animate da finalità discriminatorie. Nel caso specifico, si trattava invece della semplice esposizione di un cartello che faceva riferimento, in termini critici, alla situazione in Medio Oriente».
Il manifesto, ha precisato il Pm, stigmatizzava presunte condotte riconducibili a crimini di guerra, senza configurare alcuna istigazione all’odio o alla discriminazione nei confronti dei cittadini israeliani. Pertanto, la scritta rientrava nell’esercizio della libertà di pensiero, diritto costituzionalmente tutelato.
Quanto all’ipotesi di violazione della normativa paesaggistica, il magistrato ha escluso la configurabilità del reato, sottolineando come non vi fosse stato alcun intervento materiale in zona protetta o vincolata, ma soltanto l’affissione temporanea di un manifesto su un cartello già presente. L’associazione Libertade ha accolto con favore la decisione del Pubblico ministero, denunciando quella che definisce “una pratica condannabile»: «l’uso improprio del diritto penale per limitare la libertà di pensiero e di azione politica». Nel comunicato, il gruppo critica inoltre quella che ritiene una forma di connivenza indiretta con le politiche israeliane ai danni del popolo palestinese.
(Unioneonline/v.f.)