Non chiamateli spregiudicati, loro ci provano. Il tema vero, di questo assalto senza confini al mare della Sardegna, è quello di chi glielo consente, con procedure tanto nascoste quanto blindate, una volta negli uffici di Stato, un’altra in quelle dei guardiani del mare. Dalle capitanerie di porto al ministero dell’invasione eolica non passa giorno che non ci sia qualche carta destinata a mettere le mani sull’Isola, da terra e da mare. L’ultimo blitz è, come al solito, riservato ai pochi frequentatori delle stanze statali di piazza Deffenu a Cagliari, sede della capitaneria di porto.

Far west

A questi signori candidati ad affettare vento in mare, sull’esclusiva costa dell’Isola del turismo, non importa niente dell’Sos che meno di un anno fa aveva lanciato il comandante in capo della succursale sarda del Ministero delle Infrastrutture. L’esortazione era rivolta più alla politica e alle istituzioni, che a questi sfruttatori di vento pubblico per affari privati. Se avessero avuto orecchie per intendere, però, lo avrebbero inteso: si sta trasformando il sud dell’Isola, il mare della costa che va da Cagliari al Sulcis, passando per il Golfo degli Angeli sino all’Isola di San Pietro, in un vero e proprio far west.

Invasione straniera

Chiunque arriva, siano essi norvegesi o americani, tedeschi o spagnoli, si candida a piazzare una giungla di pale eoliche capaci non solo di sbarrare la rotta del tonno rosso, economia vitale dell’Isola tabarchina, ma di devastare per sempre lo skyline e la navigabilità di quello straordinario proscenio che si affaccia su quel tratto di costa. La contabilità delle pale ciclopiche, alte quanto la Torre Eiffel, 268 metri, rischia di perdere il conto, non foss’altro per il continuo cambio di casacca delle società che si presentano prima povere, con dieci mila euro di capitale, e poi, di punto in bianco, escono allo scoperto i denari veri, con decine di milioni di euro da versare o già versati.

Vento per il Lussemburgo

L’ultimo progetto di invasione eolica sbarca al molo Ichnusa proprio alla vigilia della dipartita dell’America’s Cup. Vanno via le vele fischianti dei neozelandesi e quelle di Luna Rossa e arrivano le mastodontiche pale della “Inergia spa”, una sconosciuta società per azioni con un curriculum tutto da scoprire, a partire, per il socio di maggioranza, 87,5%, dai capitali celati nei paradisi fiscali del Lussemburgo, per arrivare ad un commissariamento, ancora in essere per bancarotta iscritto nei registri societari. Quando le carte di “Inergia” varcano l’ingresso della Capitaneria di Cagliari è marzo inoltrato.

10.000 campi di calcio

La richiesta è esplicita: concessione di 84 milioni di metri quadri di acque territoriali, entro le dodici miglia e altri sedici milioni di metri quadri nelle acque internazionali, o meglio in quelle “prelevate” e fatte proprie dall’Algeria con l’imposizione della Zona Economica esclusiva davanti a Carloforte. In tutto stiamo parlando di 100 milioni di metri quadrati di mare, ovvero, tradotto calcisticamente, in 10.000 campi di calcio. Una distesa di mare infinita, portata via, dove tutto o quasi sarà interdetto, con un’operazione in cui i benefici per la Sardegna saranno tutti a perdere, niente energia, solo distruzione di habitat con danni incalcolabili per l’economia della pesca, del turismo e della nautica da diporto. Insomma, un mare promesso al paradiso, usurpato per l’inferno degli affari d’alto bordo.

66 pale per Inergia spa

In pratica, i signori di “Inergia spa”, pensano di conficcare nel mare davanti a Carloforte, a ridosso di S.Antioco, attraverso un dichiarato galleggiamento, ben 66 elefantiache pale, altezza minima dichiarata di 268 metri d’altezza, destinati a crescere se la tecnologia, come si sta verificando in diversi progetti già presentati in Sardegna, si spingerà ad affettare il vento oltre i 380 metri di “altitudine” sul livello del mare. Gli aerogeneratori che vogliono piazzare li hanno già ripartiti tra acque internazionali e territoriali. In quelle sotto la giurisdizione statale ne andrebbero 20, mentre in quelle contigue, di fatto algerino-internazionali, altri 46.

25 milioni di abitanti

La centrale eolica che intendono piazzare proprio davanti alla Caletta, costa paradisiaca di Carloforte, dovrebbe avere, secondo i calcoli progettuali dichiarati, una potenza produttiva di 990 megawatt, sufficienti a produrre energia per un milione di abitanti. Peccato che questa produzione andrebbe a sommarsi a quella già progettata con altri “pacchi” eolici, terrestri e marini, per 25 milioni di abitanti. Tanta di quella energia che si dovrebbe trovare un luogo dove buttarla, visto che anche se facessero il cavo Tyrrhenian Link, non riuscirebbero ad esportarne nemmeno un ventesimo.

Tasche piene di incentivi

Dunque, l’ennesima operazione con un obiettivo chiaro: riempire le tasche di incentivi miliardari pur di devastare le coste della Sardegna a suon di pale terrestri e marine. Quel che induce a più di una riflessione è l’accanimento non solo verso la Sardegna, ma ancora più concentrato su Carloforte e Sant’Antioco. Riproduciamo lo schema grafico nella foto di questa pagina, ma il dato complessivo è eloquente: nell’arcipelago davanti al Sulcis sono state progettate 269 pale eoliche da piazzare in mezzo al mare, per una produzione di 3.651 megawatt di potenza elettrica. Stiamo parlando di un quantitativo di energia pari a cinque centrali elettriche come quella attiva di Portoscuso. Energia per quasi quattro milioni di abitanti a fronte dei 120 mila del Sulcis, del milione del sud Sardegna, compreso Cagliari, e di un milione e 650 mila abitanti dell’intera Isola. Insomma, un progetto, il settimo di una lunga serie, che si commenta da solo.

Bancarotta & giudici

Resta da capire per quale motivo questa ennesima società abbia deciso, buon’ultima, di scaraventare sul tavolo del governo questo nuovo progetto eolico sul mare sardo. Qualcosa nei meandri degli affari eolici sta certamente accadendo se una società detenuta da una società straniera, coperta dallo scudo del Lussemburgo, si sia candidata anch’essa a tale sfida, contro il buon senso e la stessa pazienza dei sardi.

Azioni sequestrate

Da chiarire c’è anche quella nota a margine della società: con un provvedimento del 7 maggio del 2020, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Ascoli Piceno ha disposto il sequestro preventivo di n. 1.062.000 azioni ordinarie del valore di euro 1.062.000,00 e n. 468.000 azioni speciali del valore di euro 468.000,00 rappresentative del capitale sociale della soc. "inergia s.p.a.", a carico della "silf s.a.", la società proprietaria di Inergia spa. Con lo stesso provvedimento il giudice ha nominato custode ed amministratore giudiziario Omero Martella, ad oggi ancora a capo della società che vuole “scalare” il mare sardo.

Scontro tra pretendenti

Lo scontro su quel tratto di mare non sarà di poco conto. Da una parte ci sarà l’opposizione di chi ritiene devastante quell’invasione eolica, sia sul piano paesaggistico che economico, ma soprattutto, ci sarà la guerra tra pretendenti. Nei giorni scorsi sul parterre di San Pietro si è presentato nuovamente Luigi Severini, il progettista pioniere dell’invasione eolica di Carloforte. Inizialmente due anni fa, la sua società “Ichnusa Wind Power srl”, aveva versato un’elemosina di poche migliaia di euro, appena dieci, ora, al cospetto del ministero, si è presentata con un capitale deliberato di oltre 42 milioni di euro.

I patriarchi & colossi

Loro i patriarchi dell’operazione ci sono sempre, il figlio di Severini, Alessandro, e Giuseppe Gino Carnevale. Nella compagine, però, a quanto pare non contano più granché. Lo avevamo abbondantemente anticipato più di un anno fa. A mettere le mani su quella società sarebbero stati i colossi stranieri e le multinazionali di Stato che già ronzavano intorno all’operazione.

Hannibal, il danese

Non è un caso che Presidente del Consiglio di amministrazione sia stato nominato John Michael Hannibal. Il luogo di nascita del “predestinato” è tutto un programma: Horsens, in Danimarca. Molto più di un indizio. E’ lui, infatti, l’inviato della Copenaghen Infrastructure Parteners, la multinazionale danese che ha rilevato l’operazione insieme all’Eni in persona e alla Cassa Depositi e Prestiti. Insomma chi vuole mettere le mani sul mare sardo, e quello di Carloforte in particolar modo, ora un nome e cognome: Stato Italiano, con la partecipazione di una società del nord Europa.

Silenzi & elemosine

Tutti tacciono, ovviamente, da Roma e da Cagliari. Negli uffici della Regione, in uno degli assessorati chiave, girano persino soggetti molto ben introdotti, tutti locali, che pianificano l’occupazione di immense aree del porto canale, desolatamente devastato dall’incuria e l’abbandono, per lo stoccaggio delle pale eoliche, con l’unico obiettivo di raccogliere qualche briciola-elemosina frutto della devastazione del mare e del paesaggio della Sardegna. Un silenzio che stride pesante con l’esigenza di azioni forti, non per rivendicare mere e bieche compensazioni, che sanno di istituzioni in vendita al miglior offerente, ma per bloccare una volta per tutte questo assalto dei signori del vento all’Isola dei Nuraghi.

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