Le armi chimiche (560 tonnellate) si trovano attualmente depositate in circa 1.500 container sulla nave danese che farà scalo a Gioia Tauro e poi saranno trasbordate sulla nave Cape Ray. Il trasbordo, come spiegato da Michele Piras (Sel), presente in Aula, avverrà senza stoccaggio a terra. Il giallo sulla destinazione della Arc Futura è dunque terminato con l'annuncio in Parlamento del porto italiano che ospiterà le operazioni di trasbordo di armi chimiche siriane dal cargo danese o norvegese all'americana Cape Ray.

L'annuncio durante le Commissioni riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato, alla presenza dei ministri Emma Bonino (Esteri), Maurizio Lupi (Infrastrutture e trasporti) e del direttore generale dell'Opac, Ahmet Uzumcu, venuto a spiegare le fasi dello smaltimento dell'arsenale chimico di Bashar al Assad.

L'ANNUNCIO DEL MINISTRO LUPI - Il trasbordo delle armi chimiche siriane da un cargo alla nave Usa Cape Ray avverrà "da nave a nave, mediante la movimentazione di 60 container con appositi rotabili e quindi "senza lo stoccaggio" dei container a terra. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi.

LE PAROLE DI EMMA BONINO - Il ministro degli Esteri Emma Bonino ha aggiunto: "Nella decisione di quale porto italiano scegliere per il trasbordo delle armi chimiche siriane sono stati consultati anche l'Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, il ministro dell'Interno e della Difesa oltre a quello dei Trasporti".

OPAC, LA POSIZIONE - "Voglio ringraziare l'Italia per il suo generoso contributo, fornito mettendo a disposizione un porto italiano" per le operazioni di distruzione di armi chimiche siriane", ha detto il direttore generale dell'Opac, Ahmet Uzumcu, davanti alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. "L'offerta dell'Italia è un tassello importante di un puzzle complicato", ha continuato, assicurando che "gettare in mare le sostanze chimiche è espressamente proibito dalla nostra convenzione sulle armi chimiche".

PAGINA CHIUSA - Finito il giallo si placano le speculazioni, che davano per settimane accreditano questo o quel porto in diverse regioni d'Italia, alimentando le preoccupazioni per gli eventuali rischi ambientali e per la salute.

Nei giorni scorsi sono infatti state citate - ma mai in modo ufficiale - Brindisi, Gioia Tauro, Augusta e due località sarde, Cagliari e l'isola di Santo Stefano, ex base americana nell'arcipelago della Maddalena.

Le amministrazioni locali - il capoluogo sardo in primis - hanno quindi alzato la voce con il governo per impedire che la Sardegna diventasse "la pattumiera d'Italia".
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