E' il giorno della verità per minatori della Carbosulcis e per gli operai dell'Alcoa. Nel primo caso il governo dovrà dire se intende appoggiare o affossare il progetto integrato carbone-miniera-centrale elettrica messo in piedi dalla Regione Sardegna con l'obiettivo di produrre energia 'pulita' dal carbone stoccando l'anidride carbonica nel sottosuolo. Un progetto dal respiro corto: il governo ha già fatto sapere che non è economicamente sostenibile. Quanto all'Alcoa, sempre il governo oggi incontrerà i vertici della Glencore per scongiurare in ogni modo la fermata degli impianti. In passato la multinazionale svizzera aveva dimostrato un certo interesse per l'acquisto dello stabilimento di Portovesme.

Stamattina intanto gli operai a Roma hanno organizzato un blitz davanti a Montecitorio Un assedio sonoro tra fischi e caschi sbattuti sull'asfalto, al grido di "non molleremo mai". "Siamo qui per dare un segnale - ha spiegato Rino Barca della Cisl - Non è più una trattativa meramente industriale e riteniamo il governo responsabile per non aver trovato una soluzione alla situazione. Se si dovesse fermare la fabbrica l'unico responsabile sarà il governo". La delegazione è tornata in Via Veneto davanti al ministero dello Sviluppo economico. Qui alcuni di loro si sono arrampicati sul cancello all'ingresso del ministero urlando: "Lavoro, sviluppo, occupazione". Altri hanno fatto scoppiare alcuni petardi battendo poi i caschetti da lavoro contro la cancellata e le grate sottostanti. Due sindacalisti nel frattempo si sono sentiti male.

LA MANIFESTAZIONE A NURAXI FIGUS - In Sardegna, intanto, è partita da piazza Roma a Carbonia e ha toccato il polo industriale di Portovesme raggiungendo poi la miniera di Nuraxi Figus, la manifestazione promossa questa mattina dal movimento commercianti e artigiani liberi a sostegno della vertenza Sulcis. In corteo quasi duecento persone, tra cui i lavoratori dell'Eurallumina, i pastori del Movimento sardo di Felice Floris e molti cittadini.

CARBOSULCIS - Comincia il quinto giorno di protesta a meno 373 metri di profondità. Ieri mattina la disperazione ha toccato il fondo. E non è una metafora. Due minatori, esasperati e stressati da giorni di occupazione e dalla tensione per l'attesa di risposte da Roma, il fondo del pozzo lo hanno raggiunto davvero: si sono asserragliati a -400, lasciando i compagni in presidio a una trentina di metri più su. A quella profondità le condizioni sono proibitive con il rischio concreto di collassi: poco ossigeno, 36-40° di temperatura, tasso di umidità al 90% e terreno ridotto ad un acquitrino melmoso e maleodorante. Per convincerli ad uscire, dopo almeno tre ore di trattative, sono dovute intervenire le squadre di salvataggio interne alla Carbosulcis. Alla fine i due minatori hanno rivisto la luce del sole, portati in superficie con le barelle e da qui trasferiti in ospedale per accertamenti.

ALCOA - Secondo giorno di presidio davanti al Mise per gli operai dell'Alcoa.. Ieri i lavoratori dell'Alcoa hanno trascorso tutta la giornata davanti al ministero dello Sviluppo Economico. Applausi, incoraggiamenti, e tanti "siamo con voi", "non mollate" hanno accolto il corteo dei lavoratori dell'Alcoa durante i 15 chilometri di marcia compiuti, lungo la via Aurelia, da Civitavecchia all'uscita di Santa Marinella, localita balneare a nord di Roma, dove i 56 lavoratori impegnati nella 'lunga marcia' sono saliti sul pullman alla volta della Capitale. A Santa Marinella, mentre il corteo aperto da un grande striscione con la scritta "lavoratori Portovesme in lotta per l'occupazione" e chiuso da un altro striscione con la scritta "Portovesme in lotta per l'alluminio", hanno lasciato la spiaggia per applaudire il corteo. Molti bagnanti hanno stretto le mani ai lavoratori e hanno offerto loro delle bevande. "La gente - hanno commentato i sindacalisti - è con noi. Probabilmente alcuni di loro hanno vissuto il nostro stesso dramma. Solo le istituzioni non capiscono o fingono di non capire. Qui è in ballo il futuro di circa mille famiglie e l'economia del Sulcis".
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