La pena di morte ha una lunga storia in Italia, caratterizzata da abolizioni e reintroduzioni fino alla definitiva cancellazione nel 2007. Questo articolo ripercorre le tappe fondamentali di questa evoluzione normativa.

L'abolizione del 1924

L'8 febbraio 1924, durante il governo di Benito Mussolini, la pena di morte fu abolita per i reati comuni in tempo di pace. Questa decisione segnò un passo importante verso una giustizia più moderna, sebbene il contesto politico dell'epoca fosse in forte mutamento.

La reintroduzione nel 1926 e il Codice Rocco

Nel 1926, con le cosiddette "leggi fascistissime", la pena capitale venne reintrodotta per specifici reati politici e atti contro lo Stato. Nel 1930, il Codice Rocco ampliò ulteriormente la sua applicazione, prevedendola per crimini come l'alto tradimento e l'omicidio del Re o del Capo del Governo.

L'abolizione definitiva nel 1948

Con la fine della Seconda guerra mondiale e l'entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana nel 1948, la pena di morte venne definitivamente abolita per tutti i reati comuni. Tuttavia, rimase ancora in vigore nel Codice Penale Militare di Guerra.

La cancellazione totale nel 2007

Solo nel 2007, con la modifica dell'articolo 27 della Costituzione, l'Italia abolì definitivamente la pena di morte anche nei codici militari. Questo passo rafforzò l'impegno del Paese nella tutela dei diritti umani.

Conclusione

L'abolizione della pena di morte in Italia è il risultato di un lungo percorso giuridico e sociale. Oggi, l'Italia è un punto di riferimento per la lotta contro la pena capitale nel mondo, sostenendo campagne internazionali per la sua eliminazione ovunque.

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