Il futuro è dove sorge il sole: ovvio, se non fosse che la questione è tutta economica.

Cina e Asia sono i nuovi mercati a cui guardano le aziende vitivinicole sarde.

E il 2018 sarà, in qualche modo, l'anno del Sol Levante per l'Isola delle eccellenze enologiche.

Almeno per due aspetti: le ricadute di mercato dopo la visita del presidente cinese a Cagliari, a settembre dello scorso anno, e l'appuntamento enologico internazionale di maggio a Pechino dove si svolgerà il Concorso mondiale di Bruxelles, vetrina per le enologia isolana.

Un'occasione strategica spiega l'ambasciatore italiano in Cina, Ettore Sequi, originario di Ghilarza.

Dopo Germania, Regno Unito e Usa, la Cina è il quarto principale importatore di vino: 638 milioni di litri di vino, lo scorso anno, per un valore di oltre 2 miliardi di euro.

Nel mercato cinese c'è richiesta di vini sardi?

"La visita in Sardegna del Presidente Xi Jinping ha fatto scoprire la nostra Isola a molti cinesi".

Incantati da Cannonau e Vermentino?

"Sono vini straordinari ai quali sono affezionato. In Cina, per ora, sono considerati di nicchia. Nonostante ciò, vi sono importanti cantine sarde attive sul mercato cinese che offrono una selezione di vini di altissima qualità".

A maggio, la Cina ospiterà il 25esimo Concorso mondiale di Bruxelles.

"È un appuntamento molto importante e attira un'elevatissima attenzione da parte dei produttori, dei media e di tantissimi appassionati".

Quali opportunità per le aziende sarde?

"Sarà un'occasione unica per avviare contatti commerciali e quindi farsi conoscere meglio in Cina".

Come è il consumo del vino in Cina?

«Il vino non è un prodotto che rientra nella tradizione gastronomica cinese".

Cosa viene abbinato ai pasti?

"In genere birra o una grappa di riso altamente alcolica, il baijiu . Grazie al progressivo orientamento dei consumatori verso nuovi modelli, il vino però è entrato nelle case e nei ristoranti cinesi e solitamente viene scelto per celebrare un'occasione d'affari o di famiglia. Gli appassionati di vino sono ancora una minoranza in Cina, concentrati nei grandi centri urbani, stimati comunque in circa 40 milioni di persone".

Qual è la spesa nell'acquisto di vino?

"Nel 2016 la Cina ha consumato vino per un valore di oltre 13 miliardi di euro, una cifra destinata a crescere".

Rossi, bianchi, rosati. Quali preferenze?

"Oltre l'80% dei cinesi preferisce il rosso e spesso lo abbina anche a piatti per i quali solitamente in Europa sceglieremmo un bianco o un rosé. Il motivo, secondo alcuni, è che nella cultura cinese il colore rosso viene associato alla felicità e alla fortuna. Vi sono buone opportunità anche per altri tipi di vino. Ad esempio i frizzanti o i brut. Iniziano ad essere molto popolari soprattutto tra i giovani".

I vini francesi sono stati i primi a entrare in Cina. Questo ha condizionando il bere dei cinesi?

"I produttori francesi sono stati bravi a capire per primi il potenziale del mercato cinese e già a partire dagli anni '90 hanno iniziato a promuovere nelle principali città cinesi le loro migliori etichette. Inoltre, le catene esterne di distribuzione sono in buona parte francesi. Il risultato è che per molto tempo la maggioranza dei cinesi considerava il Bordeaux sinonimo di vino. Non ne conoscevano altri. Negli ultimi anni si è diffusa in Cina una cultura enologica più approfondita e sempre più ci si appassiona ad altri produttori, a cominciare da quelli italiani. I consumatori cinesi scelgono con maggiore consapevolezza e ben comprendono che il vino italiano offre un rapporto qualità/prezzo conveniente e non ha nulla da invidiare al vino francese, ben più caro. Al momento la quota italiana del mercato del vino cinese è di poco più del 5% e vale circa 100 milioni di euro. Troppo poco".

Come si recupera?

"Con la promozione. Serve un messaggio promozionale efficace, coerente e unitario. Una delle difficoltà che dobbiamo affrontare risiede infatti nella grandissima varietà delle etichette italiane. È una ricchezza, ma anche un limite in un Paese come la Cina".

Il ruolo delle istituzioni.

"Stanno facendo la loro parte: l'Ice, Istituto nazionale per il commercio estero, ha quadruplicato le risorse destinate alla promozione in Cina con priorità sul settore enogastronomico. Anche l'Ambasciata sostiene la diffusione della tradizione enologica italiana programmando specifici eventi come quelli connessi alla Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, durante la quale organizziamo degustazioni e wine tasting delle migliori bottiglie italiane".

I nostri competitor?

"Oggi la Francia detiene la maggior parte del mercato, quasi il 45%. Seguono Australia, Cile, Spagna e Italia. Credo però che i nostri vini siano quelli con le prospettive migliori. Nei primi mesi del 2017 c'è stato un incremento di circa il 27% in valore rispetto lo scorso anno, anche grazie a una campagna di promozione capillare e aggressiva dell'Ice». Insomma un grave errore non salire sull'Orient express".

Roberto Ripa

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