È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto legge n. 4 del 27 gennaio che dispone uno stanziamento di 50 milioni di euro a favore del comparto suinicolo, dopo la comparsa della peste suina africana in Piemonte e Liguria.

Il decreto istituisce due fondi: uno dedicato agli investimenti strutturali necessari per porre in condizioni di biosicurezza gli allevamenti semibradi e l’altro per compensare le imprese danneggiate dalle restrizioni sulla movimentazione dei suini e il blocco della commercializzazione dei prodotti.

Al testo seguirà un decreto ministeriale di attuazione da sottoporre preventivamente all’esame della Conferenza Stato-Regioni.

“È bene – ha commentato Ignazio Cirronis, presidente di Copagri Sardegna – che la Regione segua attentamente i prossimi passaggi amministrativi chiedendo, in primo luogo, perché per la concessione degli aiuti legati agli interventi strutturali sia stata stabilita una priorità che potrebbe escludere gli allevamenti sardi. Vista la scarsità di risorse regionali, quelle nazionali potrebbero rappresentare lo stimolo per la regolarizzazione degli allevamenti abusivi, se ancora presenti, o per ammodernare le porcilaie e rafforzare le condizioni di biosicurezza”.

"In secondo luogo” ha continuato, “relativamente alla compensazione dei danni causati dalla mancata movimentazione e dal blocco della commercializzazione dei prodotti trasformati, si adottino, nella ripartizione dei finanziamenti, criteri tali da considerare che la Sardegna ha visto chiudere tanti allevamenti, che il suo tasso di autoapprovvigionamento di carni suine è bassissimo e che il fatturato dei salumifici si è ridotto paurosamente. Alla Regione chiediamo che siano tempestivamente erogati i contributi stanziati a seguito dei danni provocati dalla presenza del Covid, gli aiuti per il benessere animale e che inizi seriamente a occuparsi della valorizzazione del comparto, andando prioritariamente ad attuare la legge regionale colposamente inattuata”.

“Un plauso per la tempestività dell’intervento da parte del governo, ma non possiamo non rilevare – ha proseguito Pietro Tandeddu, direttore regionale di Copagri - che è bastato riscontrare la presenza della peste suina africana in alcuni cinghiali in Liguria e Piemonte per legiferare alcune misure di sostegno; altrettanta attenzione non è stata riservata alla Sardegna, ove il blocco della commercializzazione dura da dieci anni e che non riscontra più focolai da tre, né nel selvatico né nel domestico. L’Isola merita la liberalizzazione del mercato per i prodotti derivati da carni suine, anche perché non ha mai agito da ‘untore’ e determinato la diffusione della peste in Continente”.

"In Piemonte e Liguria è arrivata dai Paesi del Nord d’Europa o dall’Oriente e ora sta a noi difenderci dal pericolo di introduzione di un virus diverso da quello presente nell’Isola, che potrebbe vanificare il lavoro fin qui svolto. Attendiamo con fiducia che l’Unione Europea - dopo l’audit di novembre da parte degli ispettori comunitari che, a leggere i contenuti della loro prima relazione, pare si siano dichiarati soddisfatti della situazione, salvo alcune richieste di chiarimento cui l’Unità di Progetto è già pronta a soddisfare nei 25 giorni previsti -, premi il nostro costante e produttivo impegno profuso nella lotta alla Psa, ridando una prospettiva al comparto”, ha concluso.

(Unioneonline/F)

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