Slitta lo stop alla vendita di veicoli a benzina o diesel. Il voto che doveva far scattare lo stop a partire dal 2035 è stato rinviato a data da destinarsi e non è dunque entrato nell'agenda dei lavori della riunione dei Rappresentanti Permanenti aggiunti dei 27.

Pesano i dubbi della Germania, oltre alla posizione contraria di Italia, Polonia e Bulgaria.

«Ricordo che la proposta è stata fatta sulla base della neutralità tecnologica e nell'obiettivo di raggiungere l'obiettivo del Net Zero. Siamo in contatto con i Paesi membri sulle nuove preoccupazione emerse per valutare quale sia la strada migliore da percorrere ora», ha spiegato la portavoce della Commissione, Dana Spinant.

La Polonia, che si è opposta «fermamente» all’adozione del regolamento, contesta in particolare «l'aumento degli oneri per i cittadini» che ne deriva. Fonti diplomatiche europee sottolineano che «la legislazione dell'Ue dovrebbe creare un incentivo per i produttori di automobili perché offrano veicoli a zero emissioni al minor costo possibile per i cittadini, alleviando l'onere sui consumatori».

Esulta anche l’Italia, che si era opposta al nuovo regolamento: «Il nuovo rinvio tiene giustamente conto di una forte resistenza di alcuni Paesi europei, con l'Italia in prima fila, a un'impostazione troppo ideologica e poco concreta», afferma il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

«L'Italia - prosegue Pichetto - ha una posizione molto chiara: l'elettrico non può essere l'unica soluzione del futuro, tanto più se continuerà, come è oggi, ad essere una filiera per pochi. Puntare inoltre sui carburanti rinnovabili è una soluzione strategica e altrettanto pulita, che consente di raggiungere importanti risultati ambientali, evitando pesanti ripercussioni negative in chiave occupazionale e produttiva. La decarbonizzazione del settore dei trasporti, che resta obiettivo prioritario deve tenere conto delle peculiarità nazionali e di tempistiche compatibili con lo sviluppo del settore dell'automotive. Ci auguriamo che questa pausa consenta anche ad altri paesi e alle stesse istituzioni europee una ulteriore riflessione su un tema così importante per cittadini e imprese».

(Unioneonline/L)

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