"Bar e ristoranti chiusi dal 24 al 6 gennaio significano una perdita del 20% del fatturato dell'intero anno, cassa integrazione per dipendenti, delusione degli imprenditori e chiusura totale di alcune attività".

Così il presidente Fipe Confcommercio Sud Sardegna Emanuele Frongia, all'indomani della presentazione del nuovo decreto legge illustrato dal premier Conte sulla nuova stretta per l'emergenza Covid.

"Quasi tutti gli imprenditori pensavano di poter recuperare una minima parte del lavoro perso in quest'anno di pandemia, avevano investito le poche risorse a disposizione per comprare tutto l'occorrente per il pranzo di Natale, con tutti i tavoli già prenotati - dice Frongia -. Oggi per mascherare il suo fallimento nel contenimento del Covid-19, il governo ancora una volta decide di scaricare l'onere della riduzione del contagio sui pubblici esercizi, questo significa decretare la fine di un settore fondamentale per i valori economici e sociali".

Una "morte annunciata" secondo Frongia, nonostante i ristori del governo, su cui "bisogna capire quali modalità si dovranno utilizzare per ricevere le risorse e quali saranno le tempistiche". Perché "senza una sburocratizzazione delle procedure troppe aziende non reggeranno e dovranno rinunciare ad aprire nel 2021".

Alla Regione Frongia chiede di "liquidare tutte le risorse già deliberate". "As esempio Sardegna Destinazione Lavoro, ci sono liquidità bloccate dal 2018 e le aziende ne hanno bisogno, non sappiamo come pagare affitti, utenze e stipendi".

(Unioneonline/L)
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