Per lui la Statistica, scienza esatta dei numeri, non è mai stata un’opinione. Enrico Giovannini, professione Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibile nel primo governo Draghi, da quando è nato ragiona con i numeri. Metodo scientifico per trasformare tendenze e fabbisogni in analisi statistiche. Applicata al suo ultimo decreto, varato come si conviene ai blitz di Stato nel silenzio romano della vigilia di ferragosto, è un cazzotto in faccia alla “pretesa” della Sardegna di essere un’Isola. Un decreto che non solo consolida la strategia dell’isolamento, ma che sferra, ad una terra letteralmente circondata dal mare, sino a prova contraria, l’ennesimo scippo di Stato. Chi si aspettava di veder riconosciuto un ruolo strategico della Sardegna nella mobilità via mare, sia in chiave interna che Mediterranea, resterà all’asciutto. Secondo la scienza esatta del professor Enrico Giovannini, all’unica vera regione insulare e ultraperiferica spetterà più niente che poco della montagna di risorse finanziarie generate da Bruxelles sul proscenio italiano.

Schiaffo statistico

L’atto firmato digitalmente dal Ministro della Repubblica Italiana, Sardegna esclusa, è uno schiaffo “statistico” ad un’Isola con 1.849 chilometri di coste. Se avessero usato un oggettivo parametro statistico, quello dei numeri veri, si sarebbero accorti che si tratta della prima regione “italiana” per estensione costiera, seguita dalla Sicilia con 1.500 km e dalla Puglia con 829 km. Se avessero utilizzato la statistica dei fatti reali, e non quella delle scelte imposte, strabiche e discriminatorie, si sarebbero accorti che tutti gli indicatori economici e trasportistici indicano la Sardegna sempre più baricentrica nell’asse Mediterraneo tra lo stretto di Gibilterra e il canale di Suez. Eppure, stando alla Statistica applicata del Professor Giovannini, la Sardegna non esiste. Il decreto ferragostano adottato dal Ministro in carica, tenuto segreto nei meandri del dicastero di Porta Pia, traduce tutto in numeri, che al netto delle chiacchiere, delle acrobatiche promesse senza soldi, è un sunto esatto del niente. Il nulla assoluto riguarda, ovviamente, solo ed esclusivamente la Sardegna. La “Missione 3”, quella delle “infrastrutture per una mobilità sostenibile”, secondo i piani di Draghi e Giovannini, mira a rendere, entro il 2026, il sistema infrastrutturale più moderno, digitale e sostenibile e in grado di rispondere alla sfida della decarbonizzazione. Tutto questo con un obiettivo: «Rafforzare e garantire l’interoperabilità della piattaforma logistica nazionale per la rete dei porti». Il primo caposaldo del Piano approvato e vergato da Giovannini riguarda «il programma di interventi infrastrutturali in ambito portuale sinergici e complementari al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza». Uno stanziamento ciclopico per un importo complessivo di due miliardi e 835 milioni di euro.

Primo malloppo

Tutti soldi da spendere negli esercizi finanziari dello Stato, dal 2021 al 2026. Il primo malloppo, quello più cospicuo, è destinato allo «Sviluppo dell'accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici». La cifra messa nero su bianco è di 1.470 milioni di euro. Stiamo parlando del 50% dell’intero capitolo destinato alla portualità italiana. L’allegato numero uno del decreto è un elenco di dieci, dicasi dieci, Autorità di Sistema portuali.

Isola sparita

Della Sardegna non c’è traccia. Nel senso che non c’è niente, nemmeno un euro, per l’Isola nel cuore del Mediterraneo. Ci sono le due Autorità del Mar Ligure, quella occidentale e quella orientale. Stanziamento previsto 555 milioni di euro. Non mancano le risorse per il Tirreno centro-settentrionale con 70 milioni di euro per il porto romano di Civitavecchia. Al Tirreno centrale, per essere più espliciti, Napoli e Salerno, 271 milioni di euro. Ai porti della Sicilia occidentale e orientale 172 milioni di euro. All’Autority del Mar Ionio 36 milioni di euro per Taranto. Il decreto non disdegna l’Adriatico Meridionale, Brindisi e Manfredonia, con 168 milioni. Il periplo dello Stivale si conclude con l’Adriatico centro e settentrionale con 157 milioni di euro. Uno, mentre legge il decreto, alla fine dell’elenco si aspetta l’Autorità del Mar di Sardegna. Invece, niente. Nel capitolo più cospicuo e importante, zero risorse per l’Isola.

Secessione al contrario

Il decreto del Ministro è una secessione al contrario, con parametri statistici che lasciano interdetti: 687,70 milioni di euro sono stati destinati ad interventi delle Regioni del Sud,il 46,79% e 782,30 milioni di euro per interventi delle Regioni del Centro – Nord, il 53,21%. Statistica incompleta. Avrebbero dovuto aggiungere: Sardegna 0%. Non va meglio nell’altro capitolo di spesa, quello relativo all’«Ultimo/Penultimo miglio ferroviario/stradale», per un importo complessivo di 250 milioni di euro. L’obiettivo è collegare porti con reti ferroviarie, rendere sinergiche le connessioni portuali con i binari in chiave intermodalità.

Navi-ferrovie

La Sardegna, avendo le ferrovie più lente e vetuste d’Europa, e non avendo porti ritenuti strategici, viene esclusa totalmente anche da questo capitolo del decreto. Non c’è traccia dell’Isola nei 40 milioni di euro stanziati per le Regioni del Sud, il 16%, e tantomeno nei 210 milioni di euro destinati alle Regioni del Centro – Nord, l’84%. L’Isola compare per la prima volta in un improbabile capitolo destinato all’ «Aumento selettivo della capacità portuale». Lo stanziamento per tutta Italia è di 390 milioni di euro, di cui 119,35 milioni di euro per le Regioni del Sud, il 30,60%, e 270,65 milioni di euro per le Regioni del Centro – Nord, il 69,40%.

Ro-Ro al Porto Canale

A beneficiare di uno stanziamento di 99 milioni è nientemeno che il Porto Canale di Cagliari, il più desolato e vuoto d’Italia. Il progetto inserito nel capitolo più povero del Piano decretato da Giovannini prevede la realizzazione dei banchinamenti del nuovo Terminal Ro-Ro, le navi che trasportano merci e passeggeri, presso l’avamporto ovest del Porto Canale. Un progetto che riapre una ferita mai sopita sul futuro di quella infrastruttura strategica visto lo stato di totale abbandono in cui versa, senza soluzioni all’orizzonte. Di certo l’accavallarsi di progetti, sempre più variegati e non sempre compatibili, rischiano di compromettere alla radice la piena efficienza di un porto terminal container che per sua natura non può contemplare un uso plurimo.

Costa il doppio

Si tratta ora di capire quale sia il reale progetto a cui fa riferimento lo stanziamento, visto che quello depositato già nel 2013 per la valutazione d’impatto ambientale, con la stessa dicitura di quello inserito ora nello stanziamento residuale del Ministero per la portualità, costava meno della metà di quanto previsto nel piano ministeriale. L’assenza della Sardegna dal piano strategico nazionale, quello da un miliardo e 470 milioni, e lo stanziamento previsto tra i progetti secondari, rappresenta un evidente rischio: quello di declassare definitivamente il ruolo dell’Isola nello scenario portuale del Mediterraneo.

Caos al terminal

Nel Porto Canale si stanno sommando funzioni, per adesso progettuali, che rischiano di escludere per sempre Cagliari dalle rotte internazionali delle merci, con la conseguenza che si andrebbero a realizzare nuove infrastrutture tenendo inutilizzate e vuote quelle già disponibili. A mettere a rischio la piena, efficiente e sicura fruibilità del Porto Canale c’è un accavallarsi di navi gasiere per via del futuro deposito di gas, follemente autorizzato, a due passi dalla città e dentro l’area di Giorgino. A questo si aggiungerebbero le navi Ro-Ro, passeggeri e merci, che si sposterebbero proprio a ridosso del terminal del gas creando, quindi, una commistione “esplosiva” oltre che un ulteriore sovraccarico per un eventuale riutilizzo del Terminal Container. Infine, il piano del governo prevede «L’Elettrificazione delle banchine», per complessivi euro 675,63 milioni destinati a tutti i porti italiani. Per la Sardegna si va dai 500 mila euro per Portovesme ai 21,5 milioni per Olbia, dai 12 milioni di Porto Torres ai 20 milioni per l’elettrificazione del porto vecchio di Cagliari per le navi in sosta.

Zero per il 2021

Giovannini ama la statistica e non si è voluto smentire con l’ultima tabella ferragostana: gli investimenti portuali per il 2021. Ci sono tutti, da Genova a Piombino, da Gioia Tauro a Napoli, da Venezia ad Ancona. Stanziamento previsto 400 milioni di euro. La statistica di Giovannini è precisa: anche per il 2021 alla Sardegna zero euro.

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