Nelle pubbliche amministrazioni i giovani sono merce rara. In Sardegna, ad esempio, nei principali Comuni l’età media dei lavoratori è sempre più alta: la fascia di età compresa fra i 50 e i 59 anni rappresenta la maggioranza. E l’incidenza degli under 35 quasi sempre non riesce a superare il 2% del totale.

A volte va addirittura peggio: è il caso di Nuoro dove secondo lo studio di Openpolis – basato su dati dell'Istat – non ci sono ragazze o ragazzi con contratti a tempo indeterminato. Ma anche le altre città non brillano: a Cagliari e Oristano i giovani si fermano al 2%, a Olbia e Sassari all'1%.

E, ancora, nella metà degli oltre 8mila Comuni italiani non ci sono under 35, se si allarga lo sguardo a tutti gli enti locali (Regioni, Province, Città metropolitane) si arriva all’1%. Percentuali che spesso si traducono in un aumento del tasso di malattia tra i dipendenti e altri fattori che abbassano la produttività.

Perché succede tutto questo? La colpa è del blocco delle assunzioni e di altri elementi che hanno contribuito ad alzare l'età media: «Chi può scappa dai Comuni, perché gli stipendi sono inferiori rispetto a quelli della Regione di circa 5mila euro all'anno», dice Fulvia Murru, segretaria regionale della Uil funzione pubblica. E ovviamente è più facile che la grande fuga coinvolga chi è più giovane e non chi è a un passo dalla pensione. «Abbiamo una vertenza aperta per il riconoscimento dello stesso trattamento economico, in modo da evitare lo spostamento in massa dei lavoratori verso gli enti regionali. Non devono più esistere lavoratori di Serie B, a parità di qualifica deve corrispondere lo stesso stipendio», aggiunge Murru.

Michele Ruffi

Tutti i dettagli su L’Unione Sarda in edicola e sulla app

© Riproduzione riservata