Considerati privilegiati per decenni, ora decine di migliaia di pensionati rischiano di scivolare nella poco invidiata categoria dei nuovi poveri. L'Isola non fa eccezione, perché secondo la Uil anche in Sardegna negli ultimi dieci anni gli assegni pensionistici hanno dovuto subire una perdita di potere di acquisto che è oscillata da poco più di 2mila a quasi 10mila euro.

Una beffa lenta ma inesorabile che ha visto gli assegni mai adeguati pienamente all'aumentare dell'inflazione, per la rabbia dei sindacati di categoria che da anni dicono "basta” all'operazione condotta sistematicamente dagli ultimi governi in carica nel reperire risorse d'emergenza applicando tagli ai redditi degli ex lavoratori.

«La diminuzione del potere d'acquisto si riflette nella vita quotidiana dei pensionati», ha spiegato Rinaldo Mereu, segretario della Uilp Sardegna che rilancia la vertenza e sottolinea la necessità di un intervento a tutela della popolazione anziana chiedendo l'apertura di una interlocuzione con la Giunta regionale. Mimmo Contu, segretario generale Fnp Cisl Sardegna, precisa: «Il pensionato misura la qualità della vita soprattutto su due cose: borsa della spesa e assistenza sanitaria. Entrambe sono peggiorate. Nel 2024 la Sardegna figura tra le prime tre regioni per l'aumento dell'inflazione. Questo ha significato una riduzione del reddito reale pari a poco più del 5% rispetto al 2019. Il pensionato sardo si trova così a un bivio, scegliere se mangiare o curarsi. Oggi per tanti anziani non esistono alternative». Concorde anche Giacomo Migheli, leader regionale della Cgil pensionati: «Ottenere una rivalutazione delle pensioni dello 0,8% nel 2025 è una vergogna». 

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