"Sulla base delle incerte disposizioni governative recenti, in queste ore alcune imprese nazionali e multinazionali stanno procedendo senza confronto con iniziative unilaterali su un punto fondamentale per le lavoratrici e i lavoratori: il diritto alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e l'accesso alle mense. Non accetteremo mai nessuna disparità di trattamento fra luoghi di lavoro e mense". 

Lo scrivono in una nota congiunta i sindacati Fim, Fiom e Uilm a proposito dell'uso obbligatorio del Green Pass nelle mense aziendali.

"Le mense sono un luogo di lavoro e sono tutelate dai contratti di lavoro", hanno sottolineato le tute blu di Cgil, Cisl e Uil, "si leggono comunicati aziendali che impongono o lasciano imporre alle aziende che somministrano cibo nelle mense - sulla scorta di una faq governativa, che non ha valore legislativo - la messa in discussione dell'accesso alle mense per tutti i lavoratori e le lavoratrici", evidenzia il comunicato.

"Fim Fiom e Uilm condividono l'obiettivo di completare la campagna vaccinale e di continuare a garantire sicurezza nei luoghi di lavoro ma ritengono queste iniziative in contrasto con lo spirito di confronto e partecipazione che durante la prima fase della pandemia ha determinato la scrittura di protocolli nazionali e aziendali utili a ridurre il rischio di contagio da Covid-19 nei luoghi di lavoro. Il diritto alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro - aggiungono - è imprescindibile; pertanto è necessario continuare a far applicare in modo serio e rigoroso i protocolli esistenti a partire dal distanziamento, l'uso dei dispositivi di protezione e tracciamento".

"Forti perplessità" sull'obbligo di accedere alle mense di servizio con il Green Pass sono state espresse al presidente del Consiglio Mario Draghi e ai ministri dell’Interno Luciana Lamorgese, della Difesa Lorenzo Guerini, dell’Economia Daniele Franco e della Giustizia Marta Cartabia da alcuni sindacati di polizia e delle forze armate.

"È notorio - hanno spiegato Siulp, Siap, Fns Cisl, Sinafi e Siamo - che le occasioni di contatto, anche prolungato, non siano riscontrabili soltanto nei locali adibiti a mensa di servizio (nei quali, tra l'altro, mediamente si staziona per 30 minuti circa), ma soprattutto nei luoghi abituali di lavoro (uffici, automezzi, unità navali, aeromobili, eccetera), nelle camerate, negli alloggi di servizio e, non da ultimo, nei penitenziari sovraffollati".

I rappresentanti sindacali segnalano, inoltre, "la distonia di trattamento rispetto a fattispecie consimili. Segnatamente, ci riferiamo ai servizi di ristorazione/bar interni a hotel o strutture ricettive per i quali, ancorché limitatamente a chi vi alloggi, è escluso il regime Green Pass".

Da qui l'appello al presidente del Consiglio "affinché possa ricercare quel contemperamento delle esigenze rappresentate con il fine di salvaguardare, prioritariamente, la salute pubblica, ma anche il diritto e la dignità dei singoli operatori che, come è noto, operano in un regime di specificità di status e d'impiego, non di rado per far fronte a esigenze imprevedibili e con orari certamente non programmabili". 

(Unioneonline/F)

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