“Sardegna, Nuraghi e Pil”. È il titolo del convegno organizzato alla Manifattura Tabacchi di Cagliari, incentrato sulla Civiltà nuragica quale “brand” della Sardegna dalle grandi potenzialità di sviluppo.

Numerosi i relatori: Pierpaolo Vargiu, presidente dell’Associazione “La Sardegna verso l’Unesco, Giacomo Spissu, Maurizia Angelo Comneno, Francesco Bandarin, Gianfilippo Cuneo, Ferruccio De Bortoli, Guido Venturini.

Nell’occasione sono stati anche presentati i dati di uno studio realizzato da OC&C Strategy Consultant in collaborazione con Eumetra, dal titolo “Sardegna – L’isola dei nuraghi. Il tesoro nascosto”, focalizzato appunto sulle grandi potenzialità rappresentate, per turismo e sviluppo, dai nuraghi presenti in Sardegna. 

Potenzialità spesso inespresse: basti pensare che, stando ai dati della ricerca, meno del 10% di chi arriva in Sardegna visita i siti nuragici e sono soprattutto turisti stranieri.

Come, dunque, valorizzare appieno questo patrimonio (unico al mondo), spesso non adeguatamente “pubblicizzato”?

Nel convegno sono state illustrate anche possibili risposte al quesito, alla luce di una serie di sondaggi effettuati da Eumetra su un campione di oltre mille persone proprio su cosa potrebbe rendere i nuraghi più attrattivi. 

Qualche esempio? Il 36% degli intervistati desidererebbe che presso i siti nuragici potenziassero il servizio di visite guidate, mentre ben il 65% sollecita adeguati servizi informativi, audioguide, mostre interattive e presentazioni multimediali. 

E, sempre dalle interviste, sono emersi spunti interessanti su possibili “abbinamenti” alla semplice visita al sito. Ovvero: escursioni a cavallo (segnalate dal 31% degli intervistati), spettacoli culturali o eventi tradizionali (30%) e, a scendere, offerte di cibo tipico, laboratori di archeologia, escursioni di trekking oppure in mountain bike. 

Insomma, occorre ripensare daccapo la strategia di offerta turistica legata ai siti nuragici, con l’obiettivo di attirare sempre più visitatori. 

Secondo dati recenti e prepandemia (2019), ogni anno i nuraghi di Sardegna vengono visitati da mezzo milione di persone. Numeri lontani, lontanissimi da quelli fatti registrare da altri siti archeologici e storico-culturali italiani, molto più noti e pubblicizzati: Pompei (3,8 milioni di visitatori l’anno), i Trulli di Alberobello (2 milioni), i Sassi di Matera (1,9). 

Uno degli obiettivi possibili, evidenzia lo studio presentando i dati, potrebbe e dovrebbe essere quello di raggiungere 1,5/2 milioni di visitatori l’anno. Traguardo che, tradotto in euro, significherebbe generare nel tempo per la Sardegna 1 miliardo in più di Pil. 

«Lo studio OC&C Eumetra – spiega il presidente dell’Associazione “La Sardegna verso l’Unesco”, Pierpaolo Vargiu – aiuta a capire come l’investimento di immagine sulla identità e sul paesaggio nuragico della Sardegna possa portare a un nuovo posizionamento di brand dell’Isola rendendola finalmente percepibile nell’immaginario collettivo mondiale. Questo processo è in grado di innescare ricadute economiche che andrebbero ben oltre il settore turistico, diventando un moltiplicatore per il PIL e generando benessere diffuso».

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