La revisione del reddito di cittadinanza, la riforma degli ammortizzatori sociali e quella del fisco, col taglio del cuneo.

La partita della Manovra si gioca sul difficile equilibrio fra le richieste dei partiti della maggioranza.

Martedì dovrebbe esserci il momento della verità. Per quel giorno è atteso un Consiglio dei ministri che si occuperà della finanziaria, anche per definire il Documento programmatico di bilancio da inviare a Bruxelles.

Prima della riunione del governo, con ogni probabilità ci sarà una cabina di regia.

Il tema politicamente più sensibile è quello del reddito di cittadinanza.

Il Movimento 5 Stelle non vuole che la "sua" misura venga toccata, ma il fronte di chi intende metterci mano è ampio: Lega, Forza Italia e Italia Viva vorrebbero intervenire ed eliminarla. Anche Pd ha chiesto che venga cambiato.

Uno dei nodi è il meccanismo per la ricerca del lavoro, cioè come fare in modo che il reddito di cittadinanza impegni i destinatari a trovare un impiego.

Anche per il premier Mario Draghi è necessario rivedere le politiche attive del lavoro. Il gruppo di esperti guidato dalla sociologa Chiara Saraceno consegnerà il suo rapporto a fine mese. Fra i suggerimenti, ci sarebbe quello per una revisione dei requisiti (come le competenze o la distanza da casa) che determinano la congruità dell'offerta di lavoro a chi percepisce il reddito, in modo da arginare la possibilità di rifiutarla. E poi altre indicazioni: potenziare i progetti utili alla collettività che il Comune di residenza "offre" a chi percepisce il reddito ed eliminare gli scogli che adesso si trovano di fronte le famiglie numerose e con minori che intendano accedere al sussidio.

Sull'investimento in manovra di certo adesso ci sono solo i 200 milioni inseriti nel decreto fisco per arrivare fino al 31 dicembre. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, sta progettando una riforma degli ammortizzatori sociali, con una serie di interventi, come l'estensione delle protezioni ai lavoratori autonomi, in modo da superare o estendere il concetto della Cig. In tutto, servirebbero circa 8 miliardi.

Le altre forze di maggioranza - Lega, Iv e FI - mirano al taglio dell'Irpef, nella riforma fiscale: per quella a disposizione ci sarebbero intorno ai 6 miliardi. Pure il Pd punta a ridurre le tasse sul lavoro - anche per garantire più potere di acquisto ai dipendenti - e su questo ci sarebbe stata una certa convergenza con Confindustria, nell'incontro avvenuto al Nazareno.

C'è infine il capitolo Quota 100, che scade a fine anno. Malgrado la Lega ne chieda il rinnovo, il governo è al lavoro per definirne le sorti. Una delle ipotesi è quella di sostituirla con l'Ape “contributiva”. In pratica, come proposto del presidente dell'Inps Pasquale Tridico, le persone di 63 o 64 anni potrebbero accedere alla quota contributiva maturata alla data della richiesta, per poi avere la pensione completa al raggiungimento dell'età di anzianità.

(Unioneonline/F)

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