Il decreto “energy release” è “assolutamente inidoneo a scongiurare ulteriori tagli alla produzione industriale con le conseguenze facilmente immaginabili soprattutto sul piano occupazionale per il già debole sistema produttivo delle due isole ed in particolare della Sardegna”.

È il grido d’allarme lanciato da Confindustria Sardegna e Confindustria Sicilia, che hanno inviato una nota congiunta ai ministri della Transizione Ecologica e dello Sviluppo Economico, chiedendo misure che garantiscano il contenimento dei costi per le imprese energivore che si trovano nelle due Isole.

“Il provvedimento - si legge - è assolutamente essenziale per scongiurare sospensioni o chiusure di attività strategiche di grande impatto economico ed occupazionale”. Considerando inoltre l’inserimento del principio di insularità in Costituzione, le imprese ritengono “fondamentale che vengano rimossi i fattori di ulteriore svantaggio competitivo rispetto alle restanti aziende energivore peninsulari”.

“Il decreto in fase di emanazione - osservano le associazioni di categoria - pare non prevedere alcuna quota di riserva in favore delle isole maggiori né alcun criterio di priorità e che i prezzi si attesterebbero su valori comunque elevati. Se tali notizie venissero confermate, il provvedimento è assolutamente inidoneo a scongiurare ulteriori tagli alla produzione industriale con le conseguenze facilmente immaginabili soprattutto sul piano occupazionale per il già debole sistema produttivo delle due isole ed in particolare della Sardegna”.

Il costo dell’energia è un allarme per tutte le imprese, in Sardegna in particolare per la Portovesme, che ha già annunciato ai sindacati che senza novità sul fronte del prezzo dell’energia a ottobre fermerà il 90% della produzione, lasciando a casa oltre mille operai

(Unioneonline/L)

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