“Se non ci saranno novità sul fronte del costo dell'energia, la Portovesme srl ha già comunicato ai sindacati che a ottobre fermerà il 90% della produzione lasciando a casa oltre 1000 operai tra lavoratori diretti e indiretti”.

Ad annunciarlo sono state le sigle sindacali, durante l'assemblea generale in fabbrica che ha confermato lo stato di agitazione di tutto il personale per scongiurare questa eventualità.

I sindacati sono pronti alla mobilitazione di piazza ma attendono anche l'incontro che dovrebbe esserci giovedì 4 a Roma tra l'Ad della Portovesme srl e il ministro Cingolani. "Bisogna tenere alta l'attenzione sulla questione occupazionale nel Sulcis - spiega Emanuele Madeddu (Filctem Cgil) - e smuovere dall'immobilismo la politica regionale sul tema dell'energia. Il fatto nuovo è che rispetto al silenzio di ieri, vediamo una ritrovata attenzione dalla Giunta".

"Facendo seguito alle ultime interlocuzioni con il ministro Cingolani - afferma, infatti, in una nota l'assessore regionale all'Industria Anita Pili - e con la sua struttura tecnica, sono state date rassicurazioni in merito ai decreti attuativi che daranno applicazione allo strumento dell'energy release per le aziende energivore della Sardegna e della Sicilia. Lo strumento dovrebbe consentire di colmare quota parte il gap che le imprese energivore delle due Isole maggiori subiscono in confronto alle altre aziende italiane della stessa categoria, che possono disporre di altri strumenti di perequazione dei costi energetici".

Intanto dopo il riconoscimento del principio di insularità in Costituzione, Cgil, Cisl e Uil ritengono che la questione energetica possa essere "la prima occasione per rendere operativa la norma: Sardegna e Sicilia stanno pagando l'energia 40% in più - spiega ancora Madeddu - l'abbiamo detto più volte: se la Portovesme srl fosse a Brescia o a Sassuolo avrebbe risparmiato, solo quest'anno, 50 milioni di euro". 

(Unioneonline/l.f.)

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